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L'album di Vinavil
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immagine Mare Manducans: ricostruzione di una sezione di galea pisana del XII secolo
Questo album presenta il risultato di un lavoro iniziato nel lontano 2018, secondo lo stile pisano, di riproduzione di un modello di sezione di galea sottile del XII secolo con la massima fedeltà storica e accuratezza di esecuzione per me possibili. Sono stati cinque anni alla scoperta di una storia cittadina fatta di acqua salata, di uomini, di sanguinose battaglie, di navi, di commerci marittimi, di scambi di conoscenze culturali, di alleanze politiche e religiose spesso legate a mondi lontani ed ostili dove il mare è stato sempre un elemento preponderante e pulsante della vita cittadina. Il mare per i Pisani fu fonte di vita, frontiera, prospettiva, culla, motivo d’incontro, di confronto e di scontro: un ambiente ugualmente protettivo e minaccioso, attrattivo e respingente, fonte di guadagno e nello stesso tempo di perdita di merci e molto spesso di vite umane. Proiettata verso il mare e nel mare, la città Alfea seppe dominarlo e farlo suo imponendosi prima con la forza delle proprie navi e poi utilizzando la diplomazia tessendo relazioni ed accordi economici a lei favorevoli. Grazie alle proprie conoscenze scientifiche e tecnologiche mutuate dal mondo arabo e bizantino, Pisa costruì nei propri arsenali imbarcazioni solide, affidabili, veloci e temibili in grado di assicurare la propria supremazia nelle acque del Mediterraneo e la protezione dei commerci marittimi e delle rotte commerciali che dalla città, e dal suo complesso sistema portuale, si svilupparono un po’ in tutto il Mediterraneo ed oltre spingendosi fino nel lontano Mare d’Azov [1]. L’abilità costruttiva dei propri arsenali navali fu nota ed invidiata in tutto il Mediterraneo, grazie alla sapienza delle sue maestranze che, probabilmente, idearono e produssero per prime l’imbarcazione regina del Mediterraneo, la galea [2][3][4]. Questo nuovo temibile mezzo navale permise a Pisa di essere annoverata tra le più grandi potenze marittime dell’alto-medioevo e si impose tra tutte le navi da guerra utilizzate fino ad allora diventando, a pieno titolo, la regina indiscussa del mediterraneo soppiantando in poco tempo il famoso dromone, la capital ship bizantina, decretando letteralmente la fine del suo impiego. Insomma, una storia affascinante che mi ha permesso di riscoprire la potenza di una Pisa marinara che fu, nella quale le galee, di ogni tipo, hanno incarnato la sua vocazione mediterranea e hanno avuto un ruolo di primordine nello sviluppo della storia cittadina. Queste navi da guerra e da mercanzia pisane solcavano il Mediterraneo in lungo ed in largo e, per un appassionato di modellismo navale storico come me, costituiscono un’attrattiva unica che è giusto celebrare e raccontare attraverso la realizzazione di questo modello che mostra le forme, i colori, ed i particolari di questi mezzi navali costruiti negli arsenali pisani durante il medioevo.
Quindi, per la storia della nostra città, dove la flotta pisana condusse nel medioevo numerose e vittoriose battaglie, presento questa ricostruzione di una sezione di galea sutilis [5] pisana del XII secolo, un modo per celebrare la marineria pisana ed il suo fasto, risultato di un lungo periodo di studio e documentazione, di preparazione del progetto e infine di realizzazione materiale. La quasi assenza di informazioni e documenti e la difficoltà di accedere a quelli esistenti ha reso questo lavoro ancor più affascinante, difficile ed intrigante, una vera e propria sfida dove le informazioni raccolte per la marineria veneziana, bizantina e araba sono state fondamentali per colmare molte lacune dovute all’assenza di studi sulle navi pisane alto-medievali. Di non marginale importanza, va ricordato che le prime informazioni di dettaglio su questo tipo di navi risalgono alla fine del XIII secolo, per la precisione in un atto datato 18 febbraio 1275 dove il re Carlo I d'Angiò, Re di Sicilia, comanda al giudice della Terra d'Otranto la costruzione di un numero imprecisato di galee secondo le dimensioni di una certa galea rossa costruita in Provenza [6][7]. Non sono a noi pervenuti disegni di dettaglio o regole scritte di costruzione di galee prima del XV secolo [8][9][10][11][12][13] in quanto non era consuetudine dei maestri d’ascia mettere su carta il progetto di un’imbarcazione. Inoltre, la scarsezza delle fonti documentarie per tutte le marinerie, Venezia inclusa, è spesso dovuto alle vicende politiche e militari che hanno interessato gli arsenali, le biblioteche e gli archivi cittadini. Per quanto riguarda la mancanza di fonti pisane va ricordato che l’assenza può essere, per il 1300, legata alle vicende politiche della città ed al susseguirsi delle diverse signorie, mentre, il materiale duecentesco andò in massima parte perduto nell’incendio del 1336 che distrusse le carte prodotte dalle sette Corti, oltre alla cancelleria del Podestà ed alla documentazione del Capitano del Popolo [14].
Veniamo alla nostra galea. Lo studio qui proposto è fondato su basi iconografiche e su informazioni raccolte sui ritrovamenti di relitti avvenuti nel Mediterraneo. Di fondamentale importanza sono state le ricostruzioni delle prime unità navali da guerra utilizzate dalle repubbliche marinare formulate da B. Landstrӧm [15], G. Ercole [16][17] e M. Bonino [18]. In particolare la ricostruzione di G. Ercole è stata fondamentale per definire i volumi e le misure principali dello scafo. I disegni, le miniature e gli schizzi contenuti in codici e testi dell’epoca hanno permesso di vedere, attraverso l’occhio ed il pennello degli artisti medievali, come le prime galee fossero fatte [19][20][21][22][23][24][25]. A tal proposito, i lavori pubblicati da J. Prior e E.M. Jeffreys [26][27] sono stati essenziali per l’interpretazione dell’architettura navale dell’epoca. Di sostanziale importanza sono stati anche gli articoli scientifici pubblicati a seguito del ritrovamento di relitti navali datati al periodo X-XIV secolo avvenuti in varie località del Mediterraneo [28][29][30][31][32][33][34][35][36][37][38]. Le nozioni qui contenute sono state utilizzate per ipotizzare le misure delle tavole del fasciame, dei serrettoni e degli elementi strutturali della galea (chiglia, paramezzale e ordinate) nonché il metodo costruttivo a scheletro portante [39][40].
La porzione centrale di galea riprodotta è di 22 palmi pisani a prua e 6 palmi pisani a poppa dall’ordinata maestra (1 palmo pisano corrisponde a 23,34 cm). Scafo, alberatura, manovre, e tutti gli accessori, chiodi compresi, sono stati costruiti 30 volte più piccoli delle dimensioni reali (in scala 1:30) e completamente auto-costruiti con materiali il più possibili fedeli, per tipologia e aspetto, a quelli in uso in quel periodo.
I disegni a corredo, mostrano la ricostruzione della galea sottile pisana del periodo storico trattato, ricostruzione fortemente ispirata a quelle formulate da B. Landstrӧm e G. Ercole [15][16][17] ed a quella apparsa sul periodico l’Arena di Pola del 14 Gennaio 1989 [25]. In particolare, le linee verdi delimitano la porzione d’imbarcazione riprodotta mentre la linea blu individua la posizione dell’ordinata maestra.
Sono stati riprodotti 7 banchi di voga (per la precisione i primi 7 banchi partendo da prua), l’albero maestro, l’antenna, la vela latina e le relative manovre. Tutta l’ossatura e le strutture portanti sono state completate così come le manovre correnti e dormienti dell’albero e del pennone. In particolare: il lato di dritta è stato completamente rifinito, con lo scafo impeciato e le sovrastrutture nei colori che probabilmente erano in uso sulle galee pisane. Pavesi e vessilli completano il lato di destra. Il lato opposto della galea, il lato sinistro, è realizzato in cantiere cioè le strutture dell’imbarcazione sono mostrate al grezzo, prive di quasi tutto il fasciame esterno e del tavolato del ponte, in modo da mostrare la complessa struttura interna dello scafo. Sono pertanto visibili le singole ordinate ed i vari elementi lignei che la compongono (madiere e staminale), la chiglia, il paramezzale, le travi longitudinali di rinforzo, i bagli, la scassa e la mastra dell’albero, le colonne di sostegno del ponte, la corsia centrale, il posticcio, i baccalari, i ballatoi, i remi, l’albero, il pennone, la vela ed i pavesi. Per un occhio attento sono visibili i fori di biscia, fori praticati nei madieri per consentire il deflusso delle acque in stiva, e tutte le chiodature utilizzate per unire tra loro tavole e travi. Per finire, sul modello sventola il gonfalone di Pisa, il famigerato signum rubicundum o vexillum sanguinolentum, [41][42] che probabilmente garriva sulle galee pisane durante il XII secolo. Anche gli scudi del lato di dritta sono colorati in rosso vermiglio come ci viene mostrato nella Nova Cronica scritta dal mercante, storico e cronista italiano Giovanni Villani o nelle illustrazioni contenute nelle Croniche del lucchese Giovanni Sercambi [43].
Per finire, una nota di colore: immagino che ad ogni nave varata dai cantieri pisani fosse assegnato un nome proprio. I testi storici a noi pervenuti ci parlano di imbarcazioni di vario tipo spesso identificate con il loro nome [44][45][46][47]. Un esempio tra tutti è la nave pisana Leone della Foresta descritta da Ottobono Scriba negli Annales Genuenses Cafari et continuatorum, che nel 1195 si arenò forse volontariamente nello stagno di Santa Gilla (tra Cagliari ed il suo attuale aeroporto di Elmas) e resistette per una giornata agli assalti dei Genovesi [45][46]. In omaggio alla storia della nostra città e ad i pisani che parteciparono ad una delle più grandi imprese navali di cui Pisa fu fautrice e sostenitrice nel XII secolo, mi sono permesso di assegnare a questa ricostruzione di galea il nome di Mare Manducans, cioè Mangiamare, nome di una galea da guerra pisana che partecipò attivamente alla spedizione balearica del 1113-1115 come riportato dal canonico Enrico in un verso della cronaca epica medievale Liber maiolichìnus de gestis Pisanorum illustribus [44][45][48].

MISURE DELLA GALEA:
Di seguito le misure più significative espresse in palmi pisani e metri per una più facile comprensione:
• Lunghezza dello scafo fuori tutta = 113 palmi pisani (26,6 m)
• Lunghezza dello scafo senza sperone = 103 palmi pisani (24 m)
• Coefficiente di finezza = 6 (paragonabile a quello del dromone)
• Larghezza al baglio maestro = 17 palmi pisani (4 m)
• Larghezza del posticcio: 25 palmi pisani (5,8 m)
• Puntale (altezza dell’ordinata maestra) = 5 palmi pisani (1,2 m)
• Interscalmo (distanza tra i remi di due banchi consecutivi) = 4 palmi pisani e ½ (105 cm)
• Lunghezza remi interni = 23 palmi pisani (5,4 m)
• Lunghezza remi esterni = 27 palmi pisani (6,3 m)
• Altezza albero dalla corsia = 44 palmi pisani (10,30 m)
• Lunghezza pennone = 71 palmi pisani (16,65 m)

FONTI CITATE:
[1] - M. Chiaverini, Il ‘Porto Pisano’ alla Foce del Don, tra il XII e XIV secolo, MARI.CH. Studio Storico Editoriale, Pisa 2000, pp. 33-49. Si rimanda all’intero saggio per un’analisi più approfondita.
[2] - G. Berti, C. Renzi Rizzo, M. Tangheroni, Il mare, la terra, il ferro. Ricerche su Pisa medievale (secoli VII-XIII), Pacini editore, Pisa 2004, pp. 279-311.
[3] - M. Chiaverini, La battaglia di Saint-Gilles nel 1165 tra Pisa e Genova. Le lotte di predominio, tra misteri ed intrighi, nella Francia meridionale dei secoli XI-XII, MARI.CH. Studio Storico Editoriale, Pisa 2004, p. 12.
[4] - C. Ciano, Le navi della Meloria, Caratteristiche costruttive e di impiego, Società Ligure di Storia Patria – biblioteca digitale, 2014, p. 404.
[5] - E. Tolaini, Pisano Antico, Le parole del Mare, NISTRI-LISTRI, Pisa 1999, p. 63.
[6] – Editor R. Gardiner, Consultant Editor Prof. John Morrison, The Age of the GALLEY, Mediterranean Oared Vessels since pre-classical Times, CHARTWELL BOOKS INC., published by Conway Maritime Press, 1995, pp. 110-111.
[7] – G. Ercole, Duri i banchi!, Gruppo Modellistico Trentino di studio e ricerca storica, 2014, p. 403.
[8] - G. Ercole, Le galee mediterranee, 5000 anni di storia, tecnica e documenti, Gruppo Modellistico Trentino di studio e ricerca storica, 2008, p. 57, p. 96 e p. 136.
[9] - G. Ercole, Le galee mediterranee, 5000 anni di storia, tecnica e documenti, Gruppo Modellistico Trentino di studio e ricerca storica, 2016, p. 36 e p. 39.
[10] - J. H. Prior, Geography technology, and war Studies in the maritime history of the Mediterraneany 649—1571, CAMBRIDGE UNIVERSITY PRESS, 1988, pp. 25-27.
[11] - J. H. Prior, E. M. Jeffreys, The Age of the Dromon, The Byzantine Navy ca 500-1204, BRILL LEIDEN-BOSTON, 2006, pp. 423-444.
[12] - B. Landstrӧm, La Nave, Aldo Martello Editore, 1961, pp. 128-142.
[13] - M. Bonino, Argomenti di Architettura Navale Antica, Felici Editore, 2005, pp. 9-24.
[14] - R. Roncioni, Istorie Pisane, Archivio Storico Italiano, Volume 6, Parte 1, (1844), p. 769.
[15] - B. Landstrӧm, La Nave, Aldo Martello Editore, 1961, pp. 84-85.
[16] – G. Ercole, Duri i banchi!, Gruppo Modellistico Trentino di studio e ricerca storica, 2014, pp.50-52.
[17] - G. Ercole, Le galee mediterranee, 5000 anni di storia, tecnica e documenti, Gruppo Modellistico Trentino di studio e ricerca storica, 2008, pp. 54-57.
[18] - M. Bonino, Argomenti di Architettura Navale Antica, Felici Editore, Pisa, 2005, p. 44.
[19] - Caffaro, Annali Genovesi di Caffaro e dè suoi continuatori, Vol. 1, a cura di Luigi Tommaso Belgrado, 1890, pp. 33, 28, 178, 207 e 234.
[20] - Caffaro, Annali Genovesi di Caffaro e dè suoi continuatori, Vol. 2, a cura di Luigi Tommaso Belgrado, 1890, Tav VI (fig XXVIII, fig XXIX, fig XXX e fig XXXI) e Tav II (fig III e fig IV).
[21] – Ioannes Skylitzes, Synopsis historiarum, circa 1160, vitr. 26-2 foglio 111v, vitr. 26-2 foglio 145r, vitr. 26-2 foglio 146v, vitr. 26-2 foglio 110v, vitr. 26-2 foglio 123v, vitr. 26-2 foglio 124r, vitr. 26-2 foglio 129v, vitr. 26-2 foglio 130r, vitr. 26-2 foglio 132v, vitr. 26-2 foglio 134v, vitr. 26-2 foglio 138v, vitr. 26-2 foglio 140r, vitr. 26-2 foglio 212r, vitr. 26-2 foglio 146v, vitr. 26-2 foglio 147r, vitr. 26-2 foglio 147v e vitr. 26-2 foglio 149v.
[22] – Pietro da Eboli, Liber ad honorem Augusti sive de rebus Siculis, , fine del XII – inizi del XIII secolo, foglio 119r e Tav. XXXVII carta 38 (131)a.
[23] – Consorzio Venezia Nuova, autori vari, La galea ritrovata, Origine delle cose di Venezia, Marsilio, 2002-2003, p. 88.
[24] – Consorzio Venezia Nuova, autori vari, La galea ritrovata, Origine delle cose di Venezia, Marsilio, 2002-2003, p. 124.
[25] - l’Arena di Pola, 14 Gennaio 1989, p. 7.
[26] - J. H. Prior, Geography technology, and war Studies in the maritime history of the Mediterranean 649—1571, CAMBRIDGE UNIVERSITY PRESS, 1988, pp. 142-162.
[27] - J. H. Prior, E. M. Jeffreys, The Age of the Dromon, The Byzantine Navy ca 500-1204, BRILL LEIDEN-BOSTON, 2006, pp. 423-444.
[28] – C. Pulak, R. Ingram, M. Jones, Eight Byzantine Shipwrecks from the Theodosian Harbour Excavation at Yenikapi in Instambul, Turkey: an introduction, The International Journal of Nautical Archeology, 2015, pp. 39-73.
[29] – Isil Ozsait-Kocabas, The Yenikapi 12 Shipwreck, a 9th-Century Merchantman from the Theodosian Harbour in Instambul, Turkey: construction and reconstruction, The International Journal of Nautical Archeology, 2018, pp. 357-390.
[30] – R. Ingram, The Hull of Yenikapi Shipwreck YK 11: a 7th-century merchant vessel from Constantinople’s Theodosian Harbour, The International Journal of Nautical Archeology, 2018, pp. 103-139.
[31] – Unal Akkemik, Ufuk Kocabas, Woods of the old galleys of Yenikapi, Istambul, Mediterranean Archaeology and Archeometry, Vol. 13, No. 2, 2013, pp. 31-41.
[32] – Ufuk Kocabas, Isil Ozsait-Kocabas, Shipwrecks at the Theodosian Harbour, Varia Anatolica 20, 2010, pp. 109-127.
[33] – M. Bonino, Ricostruzione della barca C di Pisa S. Rossore, Archeologia, Storia, Etnologia Navale- Navis 4, 2010, pp. 107-114.
[34] –Isil Ozsait-Kocabas, Full Scale Replica of the Yenikapi 12 Mediaeval Ship, Istambul University.
[35] – G. Di Stefano, La galea medioevale di Camarina, Notizie Preliminari, pp. 87-92.
[36] – A. M. Ferroni, C. Meucci, I due relitti Arabo-Normanni di Marsala, Bollettino di Archeologia Subacquea, N° 1-2/Anno II-III Estratto, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, pp. 283-350.
[37] – M. Bondioli, M. Capulli, Il relitto cinquecentesco della fusta veneziana di Lazise: analisi strutturale e studio sul metodo di configurazione dell’innalzamento verticale dei madieri (stellatura) mediante l’usdo dei sesti, Archeologia, Storia, Etnologia Navale- Navis 4, 2010, pp. 83-87.
[38] – Consorzio Venezia Nuova, autori vari, La galea ritrovata, Origine delle cose di Venezia, Marsilio, 2002-2003, pp. 13-85.
[39] - M. Bonino, Argomenti di Architettura Navale Antica, Felici Editore, 2005, pp. 167-172.
[40] – P. Pomey, Transition from Shell to Skeleton in Ancient Mediterranean Ship-Construction: analysis, problems, and future research, The International Journal of Nautical Archeology, 2012, pp. 235-314.
[41] – M. Tangheroni, La Spedizione Pisana del 1113-1115 e la Conquista di Maiorca, Associazione degli aMici di Pisa, Discorso pronunciato in Pisa i l6 agosto 1996, p. 11.
[42] – P. Pecchiai, Gloriosa Pisa, Note Storiche, Le imprese marittime – Le insegne, Il carme del 1087, Tipografia Editrice Romana, 1907, pp. 57-61.
[43] – V. Camelliti, Artisti e Committenti a Pisa XIII-XV secolo, Edizione ETS, 2020, pp. 149, 158, 166, 212 e 217.
[44] – E. Tolaini, Pisano Antico, Le Parole del Mare, NISTRI-LISTRI, Pisa, 1999, p. 81.
[45] – V. Camelliti, Artisti e Committenti a Pisa XIII-XV secolo, Edizione ETS, 2020, pp. 124, 150, 157, 158, 187.
[46] – P. Cau, La guerra navale all’epoca di Dante, Collana Sism, 2014, p. 3.
[47] – E. Tolaini, Pisano Antico, Le Parole del Mare, NISTRI-LISTRI, Pisa, 1999, pp. 49, 75, 94, 115, 116 e 117.
[48] – Enrico, Liber maiolichìnus de gestis Pisanorum illustribus, Istituto Storico Italiano, Fonti per la storia d’Italia, a cura di C. Calisse, Roma, 1904.
1 12-09-22 07:31 PM
  Mare Manducans: ricostruzione di una sezione di galea pisana del XII secolo
Questo album presenta il risultato di un lavoro iniziato nel lontano 2018, secondo lo stile pisano, di riproduzione di un modello di sezione di galea sottile del XII secolo con la massima fedeltà storica e accuratezza di esecuzione per me possibili. Sono stati cinque anni alla scoperta di una storia cittadina fatta di acqua salata, di uomini, di sanguinose battaglie, di navi, di commerci marittimi, di scambi di conoscenze culturali, di alleanze politiche e religiose spesso legate a mondi lontani ed ostili dove il mare è stato sempre un elemento preponderante e pulsante della vita cittadina. Il mare per i Pisani fu fonte di vita, frontiera, prospettiva, culla, motivo d’incontro, di confronto e di scontro: un ambiente ugualmente protettivo e minaccioso, attrattivo e respingente, fonte di guadagno e nello stesso tempo di perdita di merci e molto spesso di vite umane. Proiettata verso il mare e nel mare, la città Alfea seppe dominarlo e farlo suo imponendosi prima con la forza delle proprie navi e poi utilizzando la diplomazia tessendo relazioni ed accordi economici a lei favorevoli. Grazie alle proprie conoscenze scientifiche e tecnologiche mutuate dal mondo arabo e bizantino, Pisa costruì nei propri arsenali imbarcazioni solide, affidabili, veloci e temibili in grado di assicurare la propria supremazia nelle acque del Mediterraneo e la protezione dei commerci marittimi e delle rotte commerciali che dalla città, e dal suo complesso sistema portuale, si svilupparono un po’ in tutto il Mediterraneo ed oltre spingendosi fino nel lontano Mare d’Azov [1]. L’abilità costruttiva dei propri arsenali navali fu nota ed invidiata in tutto il Mediterraneo, grazie alla sapienza delle sue maestranze che, probabilmente, idearono e produssero per prime l’imbarcazione regina del Mediterraneo, la galea [2][3][4]. Questo nuovo temibile mezzo navale permise a Pisa di essere annoverata tra le più grandi potenze marittime dell’alto-medioevo e si impose tra tutte le navi da guerra utilizzate fino ad allora diventando, a pieno titolo, la regina indiscussa del mediterraneo soppiantando in poco tempo il famoso dromone, la capital ship bizantina, decretando letteralmente la fine del suo impiego. Insomma, una storia affascinante che mi ha permesso di riscoprire la potenza di una Pisa marinara che fu, nella quale le galee, di ogni tipo, hanno incarnato la sua vocazione mediterranea e hanno avuto un ruolo di primordine nello sviluppo della storia cittadina. Queste navi da guerra e da mercanzia pisane solcavano il Mediterraneo in lungo ed in largo e, per un appassionato di modellismo navale storico come me, costituiscono un’attrattiva unica che è giusto celebrare e raccontare attraverso la realizzazione di questo modello che mostra le forme, i colori, ed i particolari di questi mezzi navali costruiti negli arsenali pisani durante il medioevo.
Quindi, per la storia della nostra città, dove la flotta pisana condusse nel medioevo numerose e vittoriose battaglie, presento questa ricostruzione di una sezione di galea sutilis [5] pisana del XII secolo, un modo per celebrare la marineria pisana ed il suo fasto, risultato di un lungo periodo di studio e documentazione, di preparazione del progetto e infine di realizzazione materiale. La quasi assenza di informazioni e documenti e la difficoltà di accedere a quelli esistenti ha reso questo lavoro ancor più affascinante, difficile ed intrigante, una vera e propria sfida dove le informazioni raccolte per la marineria veneziana, bizantina e araba sono state fondamentali per colmare molte lacune dovute all’assenza di studi sulle navi pisane alto-medievali. Di non marginale importanza, va ricordato che le prime informazioni di dettaglio su questo tipo di navi risalgono alla fine del XIII secolo, per la precisione in un atto datato 18 febbraio 1275 dove il re Carlo I d'Angiò, Re di Sicilia, comanda al giudice della Terra d'Otranto la costruzione di un numero imprecisato di galee secondo le dimensioni di una certa galea rossa costruita in Provenza [6][7]. Non sono a noi pervenuti disegni di dettaglio o regole scritte di costruzione di galee prima del XV secolo [8][9][10][11][12][13] in quanto non era consuetudine dei maestri d’ascia mettere su carta il progetto di un’imbarcazione. Inoltre, la scarsezza delle fonti documentarie per tutte le marinerie, Venezia inclusa, è spesso dovuto alle vicende politiche e militari che hanno interessato gli arsenali, le biblioteche e gli archivi cittadini. Per quanto riguarda la mancanza di fonti pisane va ricordato che l’assenza può essere, per il 1300, legata alle vicende politiche della città ed al susseguirsi delle diverse signorie, mentre, il materiale duecentesco andò in massima parte perduto nell’incendio del 1336 che distrusse le carte prodotte dalle sette Corti, oltre alla cancelleria del Podestà ed alla documentazione del Capitano del Popolo [14].
Veniamo alla nostra galea. Lo studio qui proposto è fondato su basi iconografiche e su informazioni raccolte sui ritrovamenti di relitti avvenuti nel Mediterraneo. Di fondamentale importanza sono state le ricostruzioni delle prime unità navali da guerra utilizzate dalle repubbliche marinare formulate da B. Landstrӧm [15], G. Ercole [16][17] e M. Bonino [18]. In particolare la ricostruzione di G. Ercole è stata fondamentale per definire i volumi e le misure principali dello scafo. I disegni, le miniature e gli schizzi contenuti in codici e testi dell’epoca hanno permesso di vedere, attraverso l’occhio ed il pennello degli artisti medievali, come le prime galee fossero fatte [19][20][21][22][23][24][25]. A tal proposito, i lavori pubblicati da J. Prior e E.M. Jeffreys [26][27] sono stati essenziali per l’interpretazione dell’architettura navale dell’epoca. Di sostanziale importanza sono stati anche gli articoli scientifici pubblicati a seguito del ritrovamento di relitti navali datati al periodo X-XIV secolo avvenuti in varie località del Mediterraneo [28][29][30][31][32][33][34][35][36][37][38]. Le nozioni qui contenute sono state utilizzate per ipotizzare le misure delle tavole del fasciame, dei serrettoni e degli elementi strutturali della galea (chiglia, paramezzale e ordinate) nonché il metodo costruttivo a scheletro portante [39][40].
La porzione centrale di galea riprodotta è di 22 palmi pisani a prua e 6 palmi pisani a poppa dall’ordinata maestra (1 palmo pisano corrisponde a 23,34 cm). Scafo, alberatura, manovre, e tutti gli accessori, chiodi compresi, sono stati costruiti 30 volte più piccoli delle dimensioni reali (in scala 1:30) e completamente auto-costruiti con materiali il più possibili fedeli, per tipologia e aspetto, a quelli in uso in quel periodo.
I disegni a corredo, mostrano la ricostruzione della galea sottile pisana del periodo storico trattato, ricostruzione fortemente ispirata a quelle formulate da B. Landstrӧm e G. Ercole [15][16][17] ed a quella apparsa sul periodico l’Arena di Pola del 14 Gennaio 1989 [25]. In particolare, le linee verdi delimitano la porzione d’imbarcazione riprodotta mentre la linea blu individua la posizione dell’ordinata maestra.
Sono stati riprodotti 7 banchi di voga (per la precisione i primi 7 banchi partendo da prua), l’albero maestro, l’antenna, la vela latina e le relative manovre. Tutta l’ossatura e le strutture portanti sono state completate così come le manovre correnti e dormienti dell’albero e del pennone. In particolare: il lato di dritta è stato completamente rifinito, con lo scafo impeciato e le sovrastrutture nei colori che probabilmente erano in uso sulle galee pisane. Pavesi e vessilli completano il lato di destra. Il lato opposto della galea, il lato sinistro, è realizzato in cantiere cioè le strutture dell’imbarcazione sono mostrate al grezzo, prive di quasi tutto il fasciame esterno e del tavolato del ponte, in modo da mostrare la complessa struttura interna dello scafo. Sono pertanto visibili le singole ordinate ed i vari elementi lignei che la compongono (madiere e staminale), la chiglia, il paramezzale, le travi longitudinali di rinforzo, i bagli, la scassa e la mastra dell’albero, le colonne di sostegno del ponte, la corsia centrale, il posticcio, i baccalari, i ballatoi, i remi, l’albero, il pennone, la vela ed i pavesi. Per un occhio attento sono visibili i fori di biscia, fori praticati nei madieri per consentire il deflusso delle acque in stiva, e tutte le chiodature utilizzate per unire tra loro tavole e travi. Per finire, sul modello sventola il gonfalone di Pisa, il famigerato signum rubicundum o vexillum sanguinolentum, [41][42] che probabilmente garriva sulle galee pisane durante il XII secolo. Anche gli scudi del lato di dritta sono colorati in rosso vermiglio come ci viene mostrato nella Nova Cronica scritta dal mercante, storico e cronista italiano Giovanni Villani o nelle illustrazioni contenute nelle Croniche del lucchese Giovanni Sercambi [43].
Per finire, una nota di colore: immagino che ad ogni nave varata dai cantieri pisani fosse assegnato un nome proprio. I testi storici a noi pervenuti ci parlano di imbarcazioni di vario tipo spesso identificate con il loro nome [44][45][46][47]. Un esempio tra tutti è la nave pisana Leone della Foresta descritta da Ottobono Scriba negli Annales Genuenses Cafari et continuatorum, che nel 1195 si arenò forse volontariamente nello stagno di Santa Gilla (tra Cagliari ed il suo attuale aeroporto di Elmas) e resistette per una giornata agli assalti dei Genovesi [45][46]. In omaggio alla storia della nostra città e ad i pisani che parteciparono ad una delle più grandi imprese navali di cui Pisa fu fautrice e sostenitrice nel XII secolo, mi sono permesso di assegnare a questa ricostruzione di galea il nome di Mare Manducans, cioè Mangiamare, nome di una galea da guerra pisana che partecipò attivamente alla spedizione balearica del 1113-1115 come riportato dal canonico Enrico in un verso della cronaca epica medievale Liber maiolichìnus de gestis Pisanorum illustribus [44][45][48].

MISURE DELLA GALEA:
Di seguito le misure più significative espresse in palmi pisani e metri per una più facile comprensione:
• Lunghezza dello scafo fuori tutta = 113 palmi pisani (26,6 m)
• Lunghezza dello scafo senza sperone = 103 palmi pisani (24 m)
• Coefficiente di finezza = 6 (paragonabile a quello del dromone)
• Larghezza al baglio maestro = 17 palmi pisani (4 m)
• Larghezza del posticcio: 25 palmi pisani (5,8 m)
• Puntale (altezza dell’ordinata maestra) = 5 palmi pisani (1,2 m)
• Interscalmo (distanza tra i remi di due banchi consecutivi) = 4 palmi pisani e ½ (105 cm)
• Lunghezza remi interni = 23 palmi pisani (5,4 m)
• Lunghezza remi esterni = 27 palmi pisani (6,3 m)
• Altezza albero dalla corsia = 44 palmi pisani (10,30 m)
• Lunghezza pennone = 71 palmi pisani (16,65 m)

FONTI CITATE:
[1] - M. Chiaverini, Il ‘Porto Pisano’ alla Foce del Don, tra il XII e XIV secolo, MARI.CH. Studio Storico Editoriale, Pisa 2000, pp. 33-49. Si rimanda all’intero saggio per un’analisi più approfondita.
[2] - G. Berti, C. Renzi Rizzo, M. Tangheroni, Il mare, la terra, il ferro. Ricerche su Pisa medievale (secoli VII-XIII), Pacini editore, Pisa 2004, pp. 279-311.
[3] - M. Chiaverini, La battaglia di Saint-Gilles nel 1165 tra Pisa e Genova. Le lotte di predominio, tra misteri ed intrighi, nella Francia meridionale dei secoli XI-XII, MARI.CH. Studio Storico Editoriale, Pisa 2004, p. 12.
[4] - C. Ciano, Le navi della Meloria, Caratteristiche costruttive e di impiego, Società Ligure di Storia Patria – biblioteca digitale, 2014, p. 404.
[5] - E. Tolaini, Pisano Antico, Le parole del Mare, NISTRI-LISTRI, Pisa 1999, p. 63.
[6] – Editor R. Gardiner, Consultant Editor Prof. John Morrison, The Age of the GALLEY, Mediterranean Oared Vessels since pre-classical Times, CHARTWELL BOOKS INC., published by Conway Maritime Press, 1995, pp. 110-111.
[7] – G. Ercole, Duri i banchi!, Gruppo Modellistico Trentino di studio e ricerca storica, 2014, p. 403.
[8] - G. Ercole, Le galee mediterranee, 5000 anni di storia, tecnica e documenti, Gruppo Modellistico Trentino di studio e ricerca storica, 2008, p. 57, p. 96 e p. 136.
[9] - G. Ercole, Le galee mediterranee, 5000 anni di storia, tecnica e documenti, Gruppo Modellistico Trentino di studio e ricerca storica, 2016, p. 36 e p. 39.
[10] - J. H. Prior, Geography technology, and war Studies in the maritime history of the Mediterraneany 649—1571, CAMBRIDGE UNIVERSITY PRESS, 1988, pp. 25-27.
[11] - J. H. Prior, E. M. Jeffreys, The Age of the Dromon, The Byzantine Navy ca 500-1204, BRILL LEIDEN-BOSTON, 2006, pp. 423-444.
[12] - B. Landstrӧm, La Nave, Aldo Martello Editore, 1961, pp. 128-142.
[13] - M. Bonino, Argomenti di Architettura Navale Antica, Felici Editore, 2005, pp. 9-24.
[14] - R. Roncioni, Istorie Pisane, Archivio Storico Italiano, Volume 6, Parte 1, (1844), p. 769.
[15] - B. Landstrӧm, La Nave, Aldo Martello Editore, 1961, pp. 84-85.
[16] – G. Ercole, Duri i banchi!, Gruppo Modellistico Trentino di studio e ricerca storica, 2014, pp.50-52.
[17] - G. Ercole, Le galee mediterranee, 5000 anni di storia, tecnica e documenti, Gruppo Modellistico Trentino di studio e ricerca storica, 2008, pp. 54-57.
[18] - M. Bonino, Argomenti di Architettura Navale Antica, Felici Editore, Pisa, 2005, p. 44.
[19] - Caffaro, Annali Genovesi di Caffaro e dè suoi continuatori, Vol. 1, a cura di Luigi Tommaso Belgrado, 1890, pp. 33, 28, 178, 207 e 234.
[20] - Caffaro, Annali Genovesi di Caffaro e dè suoi continuatori, Vol. 2, a cura di Luigi Tommaso Belgrado, 1890, Tav VI (fig XXVIII, fig XXIX, fig XXX e fig XXXI) e Tav II (fig III e fig IV).
[21] – Ioannes Skylitzes, Synopsis historiarum, circa 1160, vitr. 26-2 foglio 111v, vitr. 26-2 foglio 145r, vitr. 26-2 foglio 146v, vitr. 26-2 foglio 110v, vitr. 26-2 foglio 123v, vitr. 26-2 foglio 124r, vitr. 26-2 foglio 129v, vitr. 26-2 foglio 130r, vitr. 26-2 foglio 132v, vitr. 26-2 foglio 134v, vitr. 26-2 foglio 138v, vitr. 26-2 foglio 140r, vitr. 26-2 foglio 212r, vitr. 26-2 foglio 146v, vitr. 26-2 foglio 147r, vitr. 26-2 foglio 147v e vitr. 26-2 foglio 149v.
[22] – Pietro da Eboli, Liber ad honorem Augusti sive de rebus Siculis, , fine del XII – inizi del XIII secolo, foglio 119r e Tav. XXXVII carta 38 (131)a.
[23] – Consorzio Venezia Nuova, autori vari, La galea ritrovata, Origine delle cose di Venezia, Marsilio, 2002-2003, p. 88.
[24] – Consorzio Venezia Nuova, autori vari, La galea ritrovata, Origine delle cose di Venezia, Marsilio, 2002-2003, p. 124.
[25] - l’Arena di Pola, 14 Gennaio 1989, p. 7.
[26] - J. H. Prior, Geography technology, and war Studies in the maritime history of the Mediterranean 649—1571, CAMBRIDGE UNIVERSITY PRESS, 1988, pp. 142-162.
[27] - J. H. Prior, E. M. Jeffreys, The Age of the Dromon, The Byzantine Navy ca 500-1204, BRILL LEIDEN-BOSTON, 2006, pp. 423-444.
[28] – C. Pulak, R. Ingram, M. Jones, Eight Byzantine Shipwrecks from the Theodosian Harbour Excavation at Yenikapi in Instambul, Turkey: an introduction, The International Journal of Nautical Archeology, 2015, pp. 39-73.
[29] – Isil Ozsait-Kocabas, The Yenikapi 12 Shipwreck, a 9th-Century Merchantman from the Theodosian Harbour in Instambul, Turkey: construction and reconstruction, The International Journal of Nautical Archeology, 2018, pp. 357-390.
[30] – R. Ingram, The Hull of Yenikapi Shipwreck YK 11: a 7th-century merchant vessel from Constantinople’s Theodosian Harbour, The International Journal of Nautical Archeology, 2018, pp. 103-139.
[31] – Unal Akkemik, Ufuk Kocabas, Woods of the old galleys of Yenikapi, Istambul, Mediterranean Archaeology and Archeometry, Vol. 13, No. 2, 2013, pp. 31-41.
[32] – Ufuk Kocabas, Isil Ozsait-Kocabas, Shipwrecks at the Theodosian Harbour, Varia Anatolica 20, 2010, pp. 109-127.
[33] – M. Bonino, Ricostruzione della barca C di Pisa S. Rossore, Archeologia, Storia, Etnologia Navale- Navis 4, 2010, pp. 107-114.
[34] –Isil Ozsait-Kocabas, Full Scale Replica of the Yenikapi 12 Mediaeval Ship, Istambul University.
[35] – G. Di Stefano, La galea medioevale di Camarina, Notizie Preliminari, pp. 87-92.
[36] – A. M. Ferroni, C. Meucci, I due relitti Arabo-Normanni di Marsala, Bollettino di Archeologia Subacquea, N° 1-2/Anno II-III Estratto, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, pp. 283-350.
[37] – M. Bondioli, M. Capulli, Il relitto cinquecentesco della fusta veneziana di Lazise: analisi strutturale e studio sul metodo di configurazione dell’innalzamento verticale dei madieri (stellatura) mediante l’usdo dei sesti, Archeologia, Storia, Etnologia Navale- Navis 4, 2010, pp. 83-87.
[38] – Consorzio Venezia Nuova, autori vari, La galea ritrovata, Origine delle cose di Venezia, Marsilio, 2002-2003, pp. 13-85.
[39] - M. Bonino, Argomenti di Architettura Navale Antica, Felici Editore, 2005, pp. 167-172.
[40] – P. Pomey, Transition from Shell to Skeleton in Ancient Mediterranean Ship-Construction: analysis, problems, and future research, The International Journal of Nautical Archeology, 2012, pp. 235-314.
[41] – M. Tangheroni, La Spedizione Pisana del 1113-1115 e la Conquista di Maiorca, Associazione degli aMici di Pisa, Discorso pronunciato in Pisa i l6 agosto 1996, p. 11.
[42] – P. Pecchiai, Gloriosa Pisa, Note Storiche, Le imprese marittime – Le insegne, Il carme del 1087, Tipografia Editrice Romana, 1907, pp. 57-61.
[43] – V. Camelliti, Artisti e Committenti a Pisa XIII-XV secolo, Edizione ETS, 2020, pp. 149, 158, 166, 212 e 217.
[44] – E. Tolaini, Pisano Antico, Le Parole del Mare, NISTRI-LISTRI, Pisa, 1999, p. 81.
[45] – V. Camelliti, Artisti e Committenti a Pisa XIII-XV secolo, Edizione ETS, 2020, pp. 124, 150, 157, 158, 187.
[46] – P. Cau, La guerra navale all’epoca di Dante, Collana Sism, 2014, p. 3.
[47] – E. Tolaini, Pisano Antico, Le Parole del Mare, NISTRI-LISTRI, Pisa, 1999, pp. 49, 75, 94, 115, 116 e 117.
[48] – Enrico, Liber maiolichìnus de gestis Pisanorum illustribus, Istituto Storico Italiano, Fonti per la storia d’Italia, a cura di C. Calisse, Roma, 1904.
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