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Quale č il miglior Aereo per imparare?

Sommario
Ho costruito molti modelli, da quando ho iniziato la mia vita aeromodellistica, alla meta' degli anni '50; parecchi non esistono piu', distrutti, persi, regalati, venduti ( ebbene si', anche venduti ! )... Della mia produzione piu' recente, 23 sono ancora in giro, tutti efficienti e pronti al volo, con il loro motore, ruote, serbatoio etc. Solo la ricevente ed i servi mancano, ma sembra proprio che debbano spiccare il volo da un momento all'altro. Sono sparsi dappertutto, in casa, in ufficio, in garage, in soffitta... E' facile comprendere come, in questa situazione, chiunque venga a trovarmi, per qualunque motivo, prima di andarsene non possa evitare di farmi le due domande piu' sentite in vita mia : "Quanto costa cominciare?" e "Quale e' il modello piu' indicato?". La risposta alla prima domanda non e' poi cosi' difficile, almeno in termini di ordine di grandezza; occorre parlare un po', dare qualche spiegazione di base, dire come sia possibile passare motore e radio da un modello ad un altro, e si puo' quindi arrivare ad un numero magico. La seconda risposta e' un po' piu' complicata, perche' ci sono troppe variabili in gioco, tra cui le preferenze personali e la propria esperienza passata.

A proposito di esperienza, io costruisco da piu' di 35 anni, ormai, ed ho fatto volare piu' o meno qualunque cosa compresa tra un motoveleggiatore con un motore da 0,8cc ed un acrobatico da gara con un motore da 10cc. Ed io, come ho cominciato? Che tipo di Addestratore ho usato ? Cosa era di moda a quel tempo?
Se la memoria non mi falla, ho fatto praticamente tutto da solo, un po' di Volo Libero e Volo Vincolato all'inizio, e poi, all'inizio degli anni '60, Radiocomando ! E' senz'altro eccitante dire Radiocomando, anche se in verita' quello che si riusciva ad ottenere a quel tempo, e se tutto andava per il verso giusto, era di "costringere" alla virata un modello a Volo Libero, trimmato per andare dritto! I modelli di quel tempo erano veramente auto-stabili, con un sacco di diedro, piani di coda generosamente dimensionati, ben distanti dall'ala: volavano per conto proprio, salivano sotto motore e planavano tranquillamente a motore spento. Tra l'altro, questa cosa del volare per conto proprio non era per niente rara, dato che tutti i componenti del sistema avevani i loro punti deboli! Ricordo ancora quando un sabato pomeriggio il mio Satellit della Graupner se ne ando' via tranquillamente, per conto proprio, essendosi rotto l'elastico che dava energia allo scappamento.... Le prime ricerche furono infruttuose, e quella notte non dormii molto. Il giorno dopo, di buon mattino, con un gruppo di amici (tutti in bicicletta: nessuno di noi aveva la macchina, a quel tempo) ci dirigemmo nuovamente al campo di volo e battemmo la zona, palmo a palmo. Prima di mezzogiorno ritrovammo finalmente il Satellit, perfettamente integro, senza neanche uno sgraffio nella carta, in mezzo ad un campo, sulle sue ruote, che ci aspettava per un nuovo volo!

Il mio Addestratore preferito fu un modello allora molto famoso a Pisa, la mia citta': si chiamava GRILLO, ed era un ed era un tipico Ala Alta di 120cm di Apertura Alare, 20cm di corda, profilo piano-convesso, tipo Clark Y. L'ala, il piano di coda orizzontale, il carrello ed il castello motore (MOVO, in alluminio piegato) erani tutti collegati con elastici alla fusoliera. Usavamo una radio monocanale della Graupner, con servocomandi ad elastico della O.S. o della Babcock per comandare il timone di direzione. Fui particolarmente fortunato, quando i miei genitori mi fecero quel fantastico regalo, di avere una delle prima riceventi completamente transistorizzate, che quindi richiedeva solo 6v per funzionare !
Fino ad allora, anche le riceventi, e non solo le trasmittenti, avevano le loro brave valvole
(almeno una!), e questo comportava il non piccolo inconveniente di doversi portare a bordo dell'aereo una pila da 6v ed una pila da 45V. Potete immaginare il risparmio in peso ottenibile con le nuova tecnologia! Inoltre la nuova ricevente era molto piu' stabile delle precedenti, e non era necessario tararla tutte le volte che si andava a volare. Sembra quasi impossibile, al giorno d'oggi, abituati come siamo a caricare le batterie, accendere la radio, mettere in moto e ... via, siamo gia' per aria. A quel tempo era normale, arrivati sul campo, munirsi di un piccolo cacciavite di plastica e fare grandi passeggiate, con la fusoliera in una mano ed il cacciavite nell'altra, ed ogni 50 metri fare grandi segni al compagno con la trasmittente, per cercare di catturare al meglio il debole segnale che veniva trasmesso!

Eravamo un gruppetto di appassionati, tutti ugualmente inesperti.
Il Doppio Comando non era ancora stato inventato, e d'altra parte nessune ne sapeva veramente piu' degli altri; la cosa buona era appunto che i modelli volavano da soli, e se si riusciva a non esagerare con il tempo motore, la cosa peggiore che poteva capitare era di fare una lunga passeggiata per recuperare il modello. Non avevamo controllo del motore, che andava a pieno regime finche' c'era miscela, con il modello che continuava a salire anche se lentamente: in questo modo non si perdeva troppa quota in una larga virata, c'era sempre modo di riacquistare quota di sicurezza, e con qualche giro di vite si poteva acquistare velicita' sufficiente per fare uno o piu' loopings!
Finita la miscela, il modello planava come un veleggiatore, ed abituandosi al rateo di discesa si riusciva anche ad atterrare piuttosto vicini. Un modo molto semplice per ottenere fino ad un minuto di funzionamento per un motore da 1,5cc come usavamo noi era (e lo e' tutt'ora!) quello di inserire tra il tubetto di uscita del serbatoio e la presa al carburatore parecchie decine di centimetri (anche un metro) di tubetto per la miscela. All'inizio bisognava girare a mano lentamente l'elica in modo da far aspirare al motore carburante, e riempire quindi il tubetto; si avviava poi il motore, si carburava e quando si era pronti al decollo si staccava il tubetto dal serbatoio. La miscela contenuta in quello strano "Serbatoio Ausiliario" era sufficiente per fare quota, qualche giro sul campo, e poi eravamo pronti per un atterraggio di precisione. Niente di speciale ne' complicato, ma estremamente funzionale!

Il tempo passava, ed io crebbi in eta', esperienza, cilindrata motore e numero di canali: a sedici anni avevo sempre un'Ala Alta, ma di un metro e 40 di apertura alare, con un G-20/23 e comando sul direzionale, sul profondita' e sul motore. A 18 andavo a tutta birra con un ST .60 R/C montato su un'Ala Bassa di Giancarlo Ricci (gia' pluri-Campione Italiano di Velocita' in VVC), usando una delle prime radio proporzionali apparse in Italia, una PCS di Cliff Weirick che avevo avuto in regalo direttamente dagli Stati Uniti. Bene, tutto bello fin qui, ma in definitive: "Qual e' il miglior addestratore?". Per me la risposta e' semplice e scontata:
"Una piattaforma, un aeroplano, cioe', facile a costruirsi (non sappiamo quante volte andra' riparato), dal volo lento e maestoso, che dia la possibilita' a chi pilota di correggere almeno due o tre errori, fatti uno dopo l'altro!".

Tanto per cominciare, cercate un modello ad Ala Alta, di almeno un metro e mezzo di Apertura Alare, almeno 35 decimetri quadrati di superficie, profilo piano-convesso, pesante meno di due chili. Questo tipo di specifica e' quella di un classico modello moderno che monta un cosidetto ".40", ovvero un 6,5cc di cilindrata: sono disponibili in tutte le forme ed in tutte le salse, in disegno, scatola di montaggio, solo da ricoprire, solo da assemblare, e chi piu' ne ha piu' ne metta. L'unica accortezza che raccomando e' quella di verificare il peso, che sia giustamente contenuto: i " Ferri da Stiro " non volano affatto bene, e sono dei pessimi addestratori!
Se avete una buona vista potreste usare anche un aereo un po' piu' piccolo con un motore da 4cc ( .25 ) o addirittura da 2,5cc ( .15 ). Ci sono parecchi motori di queste cilindrate in giro, economici, affidabili, che possono tirare trnquillamente un modello di un metro e mezzo di apertura alare, costruito con cura.

Io non amo particolarmente i modelli gia' pronti, dato che sono abituato (e mi diverto cosi') a costruire i miei modelli su mio progetto personale, ma sono senz'altro d'accordo che questi ARF (Almost Ready to Fly) costituiscono un modo rapido e comodo per andare in volo. La mia raccomandazione e' che siano sufficientemente leggeri e facilmente riparabili, come gia' accennato, dato che e' prevedibile che i primi atterraggi non saranno proprio perfetti. Raccomanderei addirittura questo tipo di aerei se avete la fortuna di conoscere un Campo di Volo, un Club, dove trovare un Istruttore con Doppio Comando; ben presto sarete in grado di pilotare da soli, e di ricavare veramente sodisfazione dopo tante fatiche. A quel punto verra' abbastanza spontaneo cercare di fare qualcosa di piu' personale ed originale, e si potra' passare a modelli che richiedano una maggior partecipazione.
Se invece dalle vostre parti non e' possibile trovare un Club ed un Istruttore, allora penso che questo tipo di modelli, anche se chiamati Addestratori, siano troppo veloci, pesanti e non sufficientemente stabili per essere lasciati nelle mani di un neofita, senza alcun tipo di aiuto.
Se occorre fare tutto da soli, allora penso che l'Addestratore ideale sia un modello piu' piccolo, con un piccolo motore, o anche senza, purche' molto, molto leggero. Una prima cosa da tener presente e' che se si sbatte per terra con un modello pesante, c'e` un sacco di Energia Cinetica da dissipare, e quell'energia puo' distruggere un modello ! Piu' l'aereo e' leggero, meno energia cinetica e' in gioco, ed a parita' di "incidente" le riparazioni possono essere molto piu' semplici, ammesso che siano necessarie. L'idea di rinforzare il modello in certi punti non funziona, nel nostro caso: la maggior parte dei disegni, delle scatole di montaggio e degli ARFs sul mercato sono studiati gia' molto bene per sopportare sia l'uso che una certa quantita' di abuso. Ricordo ancora cosa mi diceva un aeromodellista esperto, quando ero piccolo : "I modelli sono progettati per volare, non per sbattere per terra! Se li rinforzi troppo, diventeranno troppo pesanti, e sbatteranno per terra piu' facilmente, e si romperanno di piu'!".

Altra cosa estremamente importante da ricordare e' che una persona che si accosta per la prima volta a questo hobby, sia essa un ragazzo o un adulto, deve poter ottenere rapidamente dei risultati positivi, ricavare qualche sodisfazione dalla nuova attivita'. Se qualcosa va storto all'inizio, e' facile scoraggiarsi, farsi prendere dallo sconforto ed abbandonare la nuova strada, appena intrapresa. Tutto questo succede molto spesso nella vita, la maggior parte delle cose si conquistano con sforzo e sudore: ma per un Hobby, se non ci si diverte, che hobby e'? Al giorno d'oggi siamo tutti bombardati, giovani e meno giovani, da continui messaggi che promettono tutto e subito (lo dicevano anche i Queen, alcuni anni fa : " I want it all and I want it now!"); alcuni di noi capiscono che sono solo messaggi pubblicitari, e che la vita e' tutt'altra cosa. Ma quanti cascano comunque nella trappola? Per cui e' estremamente importante che le prime esperienze diano una certa sodisfazione. C'e` chi in altri campi promette cose cose meravigliose: quindi i primi risultati devono essere eccitanti, in modo da mantenere alto il livello di interesse. In seguito si imparera' sulla propria pelle che non tutte le ciambelle riescono col buco, ma a quel momento sara' troppo tardi, e la passione che e' nata e si e' radicata fermamente non si fara' scoraggiare da qualche insuccesso.

Il mio suggerimento quindi per una persona che deve fare fare tutto da solo e' intanto di leggere il piu' possibile sull'argomento, in modo da acquisire la massima informazione dalla documentazione esistente in materia. Ci sono in giro parecchi libri, specie se l'inglese non vi spaventa, che spiegano sia il come che il perche' del nostro hobby, libri che puo' far piacere leggere anche se sappiamo gia' tenere in volo un modello. Esistono addirittura anche dei Video che spiegano come cavarsela da soli.
Comprate poi un veleggiatore di un metro e mezzo, un metro e settanta di apertura alare , o un motoveleggiatore di quelle dimensioni con un motore da 0.8cc, se proprio non potete fare a meno del motore, e cominciate ad impratichirvi un po' nella costruzione. Sono disponibili oggi molte scatole di montaggio di questo tipo di aerei, anche altamente prefabbricate, perche' questa categoria, chiamata Veleggiatori per Lancio a Mano ( HLG in inglese ) sta diventando molto popolare.
Poi arrivera' il Giorno della Verita': prendete il vostro modello ed andate a volare, seguendo attentamente le istruzioni del libro (o del Video), sempre limitando il tempo motore se avete un moto-aliante. In questo modo avrete imparato a costruire, a trimmare un modello a volo libero ed infine a comandare la vostra creatura!
Secondo me questo e' anche il miglior sistema per provare, per verificare davvero se questo e' l'hobby che fa per voi. Non capisco assolutamente perche' spingere i nuovi arrivati a comprare radio sofisticate, modelli complessi e motori costosi, e vedere poi che ben presto il modello ritornare un insieme di pezzettini e lo sfortunato e deluso proprietario decidere di spendere diversamente il suo tempo ed il suo denaro !

I latini dicevano "Natura non facit saltus", intendendo che ci vuole un po' di tempo per tutto, e che si possono si' fare anche passi da gigante, ma sempre passi ! Le varie tappe della conoscenza vanno quindi superate, una dopo l'altra, con un po' di pazienza ed umilta', ripagate pero' infine da tanta sodisfazione.

Dopo il primo modello come descritto, se vi piace giocare col balsa e la colla, potete passare ad un Ala Alta di 120/130cm di apertura alare munito di motore da 1.2/1,7cc. Esistono tanti disegni pubblicati da Randy Randolph per questo tipo di modelli. Per insegnare a mio figlio Leonardo a pilotare, sto utilizzando appunto un modello di R.R., ancorche' ampiamente modificato (altrimenti che divertimento c'e`?), chiamato Francesca II (Doveroso tributo alla pazienza di mia moglie…).
All'inizio il modello ha volato con il Cox Queen Bee; poi, dopo alcuni voli, ho montato il Cox TD.09 R/C, che andava alla perfezione nel castello motore esistente. Con quel motore il modello era una bomba, e faceva venir voglia di costruire un'altra ala, questa volta con gli alettoni! Ho infine montato un Cox Medallion .09R/C ( ancora stesso castello motore ), ed ho trovato la combinazione ideale per l'addestramento: il motore parte facilmente, e' potente quanto basta, regolare, con un minimo altino ma gestibile. Inoltre consuma pochissimo, ed un serbatoio da 50cc dura una vita, specie se si e' alle prime armi!

Attualmente ho sul tavolo da disegno un modello di un metro e trenta di apertura alare, per motori da 1,7/2,0cc. Il carico alare dovrebbe aggirarsi nell'intorno dei 40gr/dmq, con un profilo alare piano-convesso tipo Clark Y, con direzionale, profondita' e motore. Il carrello dovrebbe essere conven-zionale (ruotino o addirittura pattino in coda), se si pensa di usare un campo in erba, dando abbastanza per scontata una partenza con lancio a mano. Se invece si ha la fortuna di avere una pista asfaltata a disposizione, allora si puo' installare un leggero triciclo, consentendo all'allievo di provare la gioia del decollo da terra senza eccessive difficolta' di controllo del modello. Il carrello convenzionale, infatti, anche col ruotino di coda sterzante, rende il modello un po' troppo " ballerino " per un principiante, secondo me.

Articolo a cura dell' Ing. G.Fascione
Presidente del Club Aeromodellistico Aliveio


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