24-05-17, 03:49 PM
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#1
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Utente Junior
Registrato dal: Apr 2014
residenza: milano
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... e fare tutto senza corrente elettrica?
Scusate la provocazione ma di tutti gli artisti che fanno modellismo d'arsenale non ne ho visto uno che faccia tutto a mano come facevano i maestri d'ascia di qualche secolo fa. Sicuramente è difficile anche con l'elettricità, però venire a criticare i pori cristi che fanno tutto a mano perchè non sono in possesso della "tecnica d'arsenale" ... non stiamo esagerando?
Io, nel mio piccolo, non uso corrente e quindi via di trapanino a mano, cartavetra a mano, lime e raspe a mano, traforo rigorosamente a mano e anche pitture con pennello. Sicuramente i miei modelli non possono competere con quelli dei veri modellisti (elettrici) ma mi sento più vicino io ai vecchi maestri d'ascia che non loro. Scusate lo sfogo ma quando vedo i laboratori di certi modellisti che sembrano della falegnamerie professionali penso che il modellismo possa e debba essere un'altra cosa.
Saluti
M.Bertuzzi
PS: Comunque, come diceva Voltaire, difenderò sempre il diritto dei modellisti elettrici di fare quello che preferiscono.
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24-05-17, 04:45 PM
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#2
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Utente Senior
Registrato dal: May 2009
residenza: Pisa
Messaggi: 2,064
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Liberissimo di fare modellismo come ritieni giusto.... il "fare" deve dare piacere... poi ognuno e' libero di farlo come meglio ritiene..... tieni conto di alcune considerazioni pero'.... primo i modelli antichi che vedi nei musei erano opera di botteghe con molte competenze specifiche... tutti maestri in diverse discipline.... doratori scultori ebanisti ecc.... secondo... le macchine, quando si usano, non vanno da sole .... occorre saperle usare e cmq non vengono usate sempre... si va ancora di lima raspa e carta vetrata...
Sicuramente sveltiscono il lavoro e... "possono" dare un risultato migliore ma... non e' detto....
Vedi a me non piace l'integralismo in un senso o nell'altro....
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cordialmente.... Claudio.........
Per aspera ad astra.......
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24-05-17, 07:11 PM
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#3
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Utente
Registrato dal: Dec 2016
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Per quel che mi riguarda, dal basso della mia inesperienza, ho iniziato con l'idea di crearmi a casa un piccolo laboratorio. Il primo utensile è stato il famigerato piega listelli elettrico, forse l'avrò utilizzato due volte poi ho letto del metodo barattolo-candela proposto da Angelo e me ne sono subito innamorato...piegare i listelli di costa a mano mi da una sensazione unica, il calore della fiamma, lo sfrigolio del legno quando arriva al punto di piegatura, la soddisfazione nell'eseguire quell'angolo con il listello. Sono indubbiamente sensazioni che con il piega listelli non avrei mai provato, però di contro certi lavori non potrei mai farli a mano, perché molte volte mi sembra di lavorare con due mani sinistre. Ben vengano gli attrezzi per aiutarci nel nostro lavoro ma questi non devono mai sostituire il piacere di creare con le proprie mani e capacità.
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24-05-17, 07:25 PM
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#4
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Utente Junior
Registrato dal: Apr 2014
residenza: milano
Messaggi: 47
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Quote:
Originariamente inviata da IlBroccione
Liberissimo di fare modellismo come ritieni giusto.... il "fare" deve dare piacere... poi ognuno e' libero di farlo come meglio ritiene..... tieni conto di alcune considerazioni pero'.... primo i modelli antichi che vedi nei musei erano opera di botteghe con molte competenze specifiche... tutti maestri in diverse discipline.... doratori scultori ebanisti ecc.... secondo... le macchine, quando si usano, non vanno da sole .... occorre saperle usare e cmq non vengono usate sempre... si va ancora di lima raspa e carta vetrata...
Sicuramente sveltiscono il lavoro e... "possono" dare un risultato migliore ma... non e' detto....
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Lungi da me essere integralista, possiedo trapani elettrici, levigatrici (anche quella della proxxon), ho anche un traforo elettrico ma lavoro a mano perchè non devo correre, odio il rumore e ronzii vari, e penso che il legno sia un materiale vivo che va trattato bene; ma ti ricordo che tutti i maestri che hai citato in ogni caso non sapevano cos'era l'elettricità.
Infatti è sul "possono" che io vorrei mettere l'accento, in certe discussioni si vedono dei lavori, ad esempio, fatti col traforo elettrico che io che uso il traforo a mano (da almeno 50 anni) mi vergognerei a farli vedere agli altri ... invece sempre nelle discussioni è tutto un fiorire di complimenti e pacche sulla spalla. Io capisco che l'importante è "fare" per il piacere di fare e ne sono pienamente convinto ma un pò di sincerità nel giudicare i lavori da parte dei soloni ci dovrebbe essere, se un lavoro fa c....re anche se fatto a"macchina" fa sempre "c...re". Il giudizio dovrebbe essere a prescindere da come viene fatto. Purtroppo vedo che per molti ci sono due livelli di valutazione, con le "macchine" e senza "macchine" ed in genere i lavori fatti a macchina sono meglio considerati.
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24-05-17, 07:32 PM
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#5
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Utente
Registrato dal: Jul 2013
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Non è assolutamente reale che gli artigiani dell'epoca facessero tutto "a mano": nel 700 esistevano già meccanismi (torni, seghe a nastro e da traforo, trapani ecc. ecc.) che usavano una forza motrice come la vecchia cucitrice della nonna, cioè a pedale. Non sono al mio pc e non ho sotto mano foto e quant'altro ma posso assicurare che già alla fine del XVIII secolo esistevano addirittura cataloghi per vendere macchine e ricambi di macchine molto particolari.
Ciò non toglie l'abilità di quegli artigiani e, anche quì, c'è però da considerare che non erano affatto degli improvvisati principianti ma dei veri e propri professionisti e ben pagati oltremodo: molti dei migliori modelli dell'epoca giunti sino a noi e che sono nei principali musei del pianeta, sono stati eseguiti a più mani: esistono documenti, alcuni forniti proprio da Boudriot in diversi suoi articoli, sul pagamento di questo o quell'artigiano che aveva costruito o attrezzato il tal modello nel tale arsenale. Spesso poi, venivano assunti per lavorare a un dato modello e si spostavano con tutta la famiglia, che era quindi anche alloggiata, tanto era importante il loro lavoro.
Mi riprometto, quando ne avrò possibilita, di inserire documenti e immagini.
Ultima modifica di John Silver; 24-05-17 a 07:54 PM
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24-05-17, 08:17 PM
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#6
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Utente Senior
Registrato dal: May 2009
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Concordo ... se davvero accade ... che il giudizio di un lavoro debba vertere sul risultato.... ed onore a chi riesce a far bene a prescindere dall'attrezzatura.... ovvio che una scultura ben fatta a mano ha per me piu valore di una analoga fatta con la cnc... ma anche io ho ormai molte primavere sulle spalle...😉😡
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25-05-17, 05:09 PM
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#7
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Utente
Registrato dal: Jul 2013
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...ecco ad esempio nella prima foto sotto, un laboratorio senza elettricità e per come si poteva allestire all'epoca: si notano diverse macchine interessanti e tra le molte, un tornio, a sinistra della foto.
Ricordo che modellismo d'arsenale è termine odierno e proviene dalla metodologia di costruzione dei modelli all'epoca, questi erani infatti eseguiti negli arsenali navali che provvedevano ad allestire gli adeguati laboratori, non era infatti plausibile per l'epoca avere dei piani navali a disposizione se non dai diretti interessati, appunto gli arsenali. In più tutte le collezioni che sono giunte sino a noi hanno in comune "stili costruttivi" perché questi erano richiesti da chi di dovere: l'avvento della costruzione dei modelli per i diversi usi è dovuto a personaggi illustri, Phineas Pett oltremanica e con circa un trentennio di "ritardo" Colbert per i cugini. Appunto per i francesi ad esempio, si può notare l'uso a periodi alterni di varietà di essenze lignee quali ebano bosso e avorio, nonché l'uso del legno di pero per le ossature come materiale basico.
In inghilterra invece si sono praticati metodi ben stravaganti, tanto che possono confondere chi non ha conoscenza di cosa sta osservando, mi riferisco ai famosi modelli Navy Board che su espressa richiesta dell'ammiragliato (da qui il termine che è di fatto sinonimo di arsenale), venivano costruiti con ossatura dell'opera viva a vista e, attrezzati o meno, l'ossatura che si presentava non aveva nulla di attinente con la costruzione vera, essa era solo a beneficio dell'estetica che, di fatto, ne guadagnava in bellezza: si costruiva lo scafo con un'accostolato che aveva delle misure costanti: la maglia (lo spazio tra ogni elemento verticale) era largo quanto una doppia costola (cosa inverosimile nella realtà visto che lo spazio di maglia era inferiore alle palle di cannone), ciò creava un gioco di luci particolare; osservando l'ossatura da un bordo e non avendo nulla delle cale e relative paratie, si poteva attraversare con lo sguardo tutto lo scafo, mettendo così in risalto la bellezza delle forme. In realtà la costruzione inglese era nella metodologia molto più complessa di quella francese (costruzione continentale), e variava da costole doppie a singole (erette queste ultime con l'uso delle capezzelle) e anche con molto accostolato deviato nei quartieri estremi (prua & poppa), non di meno i ponti venivano allestiti con accortezze particolari in prossimita dei boccaporti oltre alla bagliatura in uso ovunque. In pratica guardando l'ossatura di un modello Navy Board si può cadere nella convinzione che quel che si osserva sia come la costruzione vera ma ciò non è affatto così.
In pratica gli inglesi hanno sdoganato una convenzione modellistica semplicemente per esaltare la bellezza, a quanto pare arte allo stato puro.
In francia invece il metodo basilare era che, tutto ciò che si vedeva, doveva esser conforme alla realtà.
Quel che è invece di uso comune tra le molte marinerie nel mettere in opera dei modelli è il legno di pero, e ciò per un motivo basilare; è incorruttibile, come lo metti rimane, ed oltremodo per l'inesistenza delle venature che lo avvantaggiano in un rapporto di scala e, non ultimo, la somiglianza nel colore con la quercia e ciò con un minimo di finitura, encausto, gommalacca o impregnante che sia.
Ed ecco il motivo del suo uso odierno nel modellismo d'arsenale perché si rifà a quello dell'epoca.
p.s. Ho aggiunto le immagini di cui al post precedente: le macchine che vedete (nelle immagini bianco-nero) sono da un catalogo dei primi decenni del 1800.
Ultima modifica di John Silver; 26-05-17 a 07:36 PM
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26-05-17, 07:01 PM
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#8
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Utente
Registrato dal: Jul 2013
Messaggi: 203
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Aggiungo un breve storico sul modellismo navale, scritto diversi anni or sono, che conclude l'escursus sulla passione che ci accomuna.
Inserisco anche diverse foto di modelli Navy Board per completare il pensiero espresso nel post prima di questo.
E' certo che, non a tutti, è dato di sapere che l’arte del modellismo navale è antica come l’uomo. All'alba della civiltà si costruivano modelli di quelli che erano allora i mezzi per muoversi, per fiumi o per mari, e prettamente per scopi votivi, cioè religiosi. Nel 1929 negli scavi di Ur si rinvenne il più antico modello mai trovato, risalente al 4000 a.C. è in argento ed è lungo 65 cm. era stato posto nella tomba di un Re, probabilmente per trasportare lo spirito del defunto nell'aldilà.
La civiltà Egizia raggiunse un buon grado di perfezione nella costruzione navale, e negli scavi effettuati nella Valle dei Re sono stati rinvenuti molti modelli alcuni di pregevole fattura, famosi quelli della tomba di Tutankhamen.
I Fenici, i Greci ed i Romani, ci hanno lasciato molte raffigurazioni sotto forma di bassorilievi ma pochi modelli e tutti in terracotta, come anche La civiltà Etrusca, i quali modelli sono stati trovati in gran parte dell'Italia. Il medioevo ci ha tramandato pochissimo materiale modellistico, senza dimenticare poi i vichinghi che con i loro drakkar si spinsero fino alle terre dell’America, e ci hanno lasciato vere navi usate come tombe per i loro principi guerrieri.
Il Cristianesimo accentuò l’uso votivo dei modelli e questi ornarono per secoli le chiese cattoliche del mondo. Fra i modelli più antichi anteriori alla scoperta dell’America, si ricorda l’esemplare di nave Spagnola conservato al Prins Hendrik museo di Rotterdam, datato intorno al 1450. Senza dimenticare che nella religione cattolica i riferimenti alla nave sono molteplici: le chiese erano costruite a forma di nave capovolta da cui il termine “navata” e da un certo periodo l’incensorio aveva la forma e il nome di una barca, “naveta”.
Il visitatore occasionale che varcherà la soglia dei molti musei navali delle maggiori potenze marinare d’Europa del XVII e XVIII secolo, si troverà di fronte ad uno spettacolo che, nella maggior parte dei casi non aveva neppure lontanamente immaginato. Il “poverino”, i cui occhi saranno rapiti dai molti modelli d’arsenale, risalenti alcuni ai primi decenni del 1600, scoprirà con somma meraviglia che questi appaiono di una tale incontenibile bellezza da essere considerati oggi tra i più fulgidi esempi d’artigianato che ci siano mai arrivati.
L’abilità, la meticolosità più ricercata hanno reso quegli artigiani, quegli artisti, immortali tramandatori di un’epoca e di una cantieristica arsenalizia che sarebbe altrimenti svanita nel nulla e nell’oblio.(come d'altronde è accaduto proprio alle vestigia della nostra marineria “annegate” nell’incuria e nel dimenticatoio.) I maggiori storici del XX e XXI secolo hanno stilato molte delle loro importanti ricerche, basandole sullo studio dei modelli d’arsenale per le caratteristiche di fondata attinenza storica e per la consumata perizia con cui i modellisti degli atelier negli arsenali, li costruivano, mettendo in opera le copie esatte dei bastimenti così come gli ingegneri intendevano realizzarli, o in molti casi, di navi dal glorioso passato o per le caratteristiche architettoniche.
Tutte queste meraviglie, oggi riunite in collezioni, fanno la ricchezza dei musei navali più importanti in tutto il mondo ed in sporadici casi si trovano in collezioni private ma sempre accessibili al gran pubblico.
Le origini di un tale patrimonio si devono, probabilmente, al genio ed all’intraprendenza del grande costruttore navale Inglese PHINEAS PETT.
Nella sua autobiografia che si conserva tra i manoscritti al BRITISH MUSEUM, si evidenzia la sua passione per la costruzione in scala ridotta e vi sono riportati aneddoti su modelli da lui eseguiti. Nel 1601 PETT è nominato vicedirettore delle costruzioni navali a Chatham (la sua famiglia lavorava nei cantieri da varie generazioni) e nel 1607 mette in opera il modello di una nave che stava progettando, il PRINCE ROYAL di circa 1150 tonnellate, sembra che il modello fatto di sua mano, fosse bello come la nave vera ma, ancora più stupendo, doveva essere il modello della SOVEREIGN OF THE SEAS costruita nel 1637 da suo figlio PETER sotto la direzione del padre PHINEAS. Il modello, sempre fatto da PETT Padre pareva essere, secondo i resoconti del tempo, di una tale raffinata fattura da abbellire le stanze reali.
Dopo la “caduta” dal patibolo di Carlo I, arriva al potere in Inghilterra un soldato terraiolo tale OLIVER CROMWELL che alla testa di un governo di “salute pubblica” porta nuove regole per tutti, anche per la marina militare.
Appare ovvio che molti dei più stretti collaboratori di questo LORD PROTETTORE, che pur rifiutando la corona governò come un despota, fossero incompetentemente disorientati di fronte ai disegni navali che dovevano essere preparati, discussi, corretti e approvati prima di impostare la chiglia sullo scalo. È ancora più ovvio se si pensa che, questi “contadini soldati”, abbiano visto nei palazzi i meravigliosi modelli che PETT aveva fatto delle sue navi, (purtroppo non sono giunti sino a noi) e quindi dovettero rendersi perfettamente conto che sarebbe stato infinitamente più semplice per un neofita approvare in base a modelli simili piuttosto che su dei disegni certamente complicati.
Fu così che durante il primo periodo di questo Commonwealth, nel 1649 i Lord dell’ammiragliato che mancando un Re erano direttamente responsabili della politica navale, ordinarono con un atto scritto al consiglio della marina (il primo a quanto risulta), di sollecitare i costruttori competenti a presentare all’ammiragliato i piani relativi specificando: “congiuntamente a dei modelli in scala ridotta delle navi in progetto”.
Avevano avuto origine i modelli d’arsenale.
Questo per quanto riguarda l’Inghilterra. In Francia nondimeno bisogna attendere qualche altro decennio, esattamente con la salita al potere di JEAN BAPTISTE COLBERT che divenuto segretario di stato per la marina Francese nel 1669, impose la tradizione di costruire modelli esatti delle navi costruite, da conservare negli arsenali.
É probabilmente per le capacità dei Francesi di conservazione delle glorie passate che oggi al MUSÈE DE LA MARINE, si può osservare la più affascinante collezione di modelli d’arsenale del pianeta, senza ovviamente nulla togliere a quell’istituzione che è il NATIONAL MARITIME MUSEUM di GREENWICH che ha però di fatto “perduto” molti dei più interessanti modelli d’arsenale Inglesi ed in particolar modo, mi riferisco alla famosa collezione; HENRY HUDDLESTON ROGERS (1879-1935) che oggi si conserva, all’U.S. NAVAL ACCADEMY d’ANNAPOLIS nello stato del MARYLAND U.S.A. Più di cento modelli dell’epoca, alcuni dei quali derivanti dalla collezione di CUCKFIELD PARK che, oltre alla superba bellezza, in alcuni casi sono originali anche nell’attrezzatura e quindi dall’inestimabile valore.
C’è da sottolineare che, per tradizione, i modelli di CUCKFIELD sono collegati al nome di SAMUEL PEPYS che fu segretario del Consiglio dell'Ammiragliato.
Ultima modifica di John Silver; 26-05-17 a 07:38 PM
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30-05-17, 11:03 PM
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#9
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Utente Senior
Registrato dal: Dec 2014
Messaggi: 2,531
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Questo è l' unico modello ancora esistente eseguito da Phineas Pett per il "giovane principe" Carlo I. da "L' arte del modellismo navale" di Guy Williams
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08-06-17, 05:24 PM
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#10
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Utente
Registrato dal: Jul 2013
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Quote:
Originariamente inviata da cervotto
Questo è l' unico modello ancora esistente eseguito da Phineas Pett per il "giovane principe" Carlo I. da "L' arte del modellismo navale" di Guy Williams
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Grazie per la foto cervotto, soprattutto perché non avevo la possibilità di postarla (non ho il mio pc e quando partecipo ne uso uno di amici), e anche perché il mio scritto di circa un decennio or sono, è in buona parte messo insieme dal libro che proponi e che consiglio, l'unico (almeno a mia conoscenza), che ci da notizie sulla nascita e sulle motivazioni della costruzione dei modelli nei secoli passati.
Ultima modifica di John Silver; 08-06-17 a 11:17 PM
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13-06-17, 11:51 AM
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#11
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Utente
Registrato dal: Feb 2012
residenza: Zadar (Zara) Croazia
Messaggi: 955
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Il problema si pone spesso.
Dunque " la domanda si pone spontanea" fino a quale punto si debba agire cioè usare materiali e metodi usati nel "originale"?
Penso che serve partire dalla domanda cosa vogliamo ottenere, se vogliamo che il processo di costruzione sia la replica del "originale" oppure che il risultato finale ( il modello) sia il più vicino, più simile al "originale" .
A parte già scritto e per non dilungare.. al momento della costruzione del "originale" i costruttori usavano tutta la tecnologia disponibile in quel momento perciò penso che sia ragionevole adesso usare tutta la tecnologia disponibile.
Alla fine una provocazione, per essere puristi non si dovrebbero usare neanche le diavolerie di comunicazione di oggi bensì quelle disponibili al momento
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14-06-17, 02:03 AM
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#12
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Utente Vip - Io sostengo Modellismo.net
Registrato dal: May 2010
residenza: Pisa
Messaggi: 6,187
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Una ventina di anni fa ho conosciuto un signore, all'epoca circa settantenne, che faceva dei modelli di navi in legno da paura, un dettaglio ed una precisione unici. Visti i modelli, i miei amici che mi introdussero a lui gli dissero: "ora fagli vedere il laboratorio dove li crei". Ebbene, una stanzina piccola con un tavolo da lavoro, di legno ovviamente, un taglierino, qualche lima, carta abrasiva, un paio di sgorbie, stop. Con quello, cioè "nulla", ha creato dei capolavori tutti a mano, partendo da disegni quotati ed informazioni ricavate qua e là ed un pò di legno (in realtà un bel pò, viste le dimensioni delle navi) . Se penso che per fare il modello del gozzetto del babbo ho usato elettricità a tutto spiano specialmente nel modificare lo scafo dovrei vergognarmi, in realtà sono fiero del risultato . Morale: ognuno usi la forza motrice che preferisce, basta che modelli serenamente. Opinione mia, è ovvio.
__________________
Ciao
Paolo
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