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Vinavil 14-09-16 02:20 PM

Coca Amati
 
8 allegato(i)
Inizio questo mio primo diario di bordo descrivendo la costruzione della Coca Amati, riproduzione, in scala 1:60, di una nave mercantile spagnola del XV secolo. Il kit proposto dalla ditta italiana è fortemente ispirato alla Coca di Mataró conservata presso il Museo Marittimo di Rotterdam ed il modello Amati si presta ad essere modificato in modo da imitare la più famosa Coca. Sperando di esserne capace, la mia intenzione sarebbe proprio quella di costruire un modello di nave che assomigli il più possibile alla Coca di Mataró conservata presso il Museo Marittimo di Rotterdam.
La Coca di Mataró è stato "amore a prima vista" grazie alla sue forme inusuali, tonde e tozze. L’interesse è ulteriormente cresciuto quando ho iniziato a documentarmi su internet con informazioni, curiosità, immagini di dettaglio, sul dibattito lungo e controverso che ha suscitato il suo aspetto formale, sul suo viaggio nella storia complicato e per non parlare poi delle sue origini nebulose che sono sempre state motivo di discussione. Ho iniziato a raccogliere un po’ di documenti ed il libro più importante di tutti, secondo me, è quello di H. Winter "La Nau Catalana de 1450", scritto originariamente in tedesco (1956) e tradotto successivamente in spagnolo (1986). Questo testo fornisce un’analisi accurata e dettagliata del modello proponendo i piani dell’imbarcazione e molte immagini che lo ritraggono nella versione ad 1 albero ed in quella a 3 (mezzana, maestro e trinchetto). Le fonti prese da me in considerazione fino ad ora sono elencate di seguito:

[1] Coca de Mataró, Wikipedia.
[2] "La Nau Catalana de 1450", Heinrich Winter, Barcelona, 1986.
[3] "The nao of Mataró: a medieval ship model", Sjoerd de Meer, Curator of shipping and cartography, Maritime Museum Rotterdam.
[4] "Xavier Pastor i la "COCA DE MATARÓ". La re-creació d’un Símbol", Màrius Armengou i Schuppisser, FULLS Del Museu Arxiu de Santa Maria.
[5] "La Nau de Mataró", Joan Noè i Pedragosa, FULLS Del Museu Arxiu de Santa Maria.
[6] Documento sulla Coca di Mataró pubblicato dal Maritime Museum di Rotterdam.
[7] Studio, piani e ricostruzione della Coca di Mataró a cura di Jorge Gonzalo Olave.
Le immagini seguenti mostrano la Coca di Mataró e la Coca Amati.


http://www.modellismo.net/forum/atta...1&d=1473877480
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Il mio obiettivo di modificare il kit per arrivare, nel modo più decente possibile, ad un modello che assomigli la Coca di Mataró è, senza dubbio, ambizioso ma proverò e cercherò di fare del mio meglio. Il compito non sarà facilissimo in quanto richiederà un’analisi approfondita della documentazione e la progettazione in dettaglio delle innumerevoli modifiche da effettuare al kit come suggerito da trinchetto nel suo WIP che qui riporto per correttezza: http://www.modellismo.net/forum/navi...ti-1-60-a.html
.
Ovviamente, oltre ai documenti, sarà di fondamentale importanza l’apporto del forum con il calore che ho letto nei vari WIP, gli innumerevoli suggerimenti, la costante presenza dei modellisti, l’esperienza di molti e tutto quanto potrà essere di aiuto a realizzare il modello in questione nel migliore dei modi.

Direi, quindi, di aprire ufficialmente il cantiere!

Per prima cosa ho acquistato la scatola di montaggio ed ho preso visione delle varie parti che la compongono. Non entro nel merito della descrizione del kit e della qualità dei materiali perché altri modellisti, qui sul forum, hanno già provveduto in modo esauriente (http://www.modellismo.net/forum/navi...-cantiere.html e http://www.modellismo.net/forum/navi...nr-ama570.html).
Una volta visionato il materiale, ho preso i 3 fogli di MDF da 4mm di spessore forniti nel kit e, con l’aiuto di un cutter, ho estratto la falsa chiglia, le 10 ordinate pretagliate ed i due rinforzi laterali che compongono lo scheletro della Coca. Ho posato i pezzi su di una superficie piana per verificare la presenza di svergolature o pieghe indesiderate che potrebbero compromettere le simmetrie e l’eventuale robustezza complessiva del modello (oltre che pregiudicarne la futura estetica…) una volta incollato.
Per scrupolo, ho verificato anche la perfetta simmetria dei profili delle ordinate banalmente effettuandone la fotocopia su carta e procedendo come segue: ho adagiato ogni ordinata sulla sua fotocopia in modo da sovrapporre perfettamente i profili. Una volta verificato il perfetto allineamento, ho ruotato di 180° le ordinate e le ho nuovamente disposte sopra le relative fotocopie cercando di allineare ancora i profili. La verifica su tutte le ordinate ha dato i risultati sperati: non ho riscontrato asimmetrie di nessun tipo a dimostrazione che il taglio eseguito dall’Amati è ben fatto ed i piani da cui sono ricavati questi pezzi sono ben curati.
Di seguito sono riportate le immagini di questa banale procedura: la prima foto mostra la fotocopia dell’ordinata 10, la seconda mostra l’ordinata 10 sopra la fotocopia e l’ultima mostra l’ordinata 10 girata di 180° posata sopra la fotocopia.


http://www.modellismo.net/forum/atta...1&d=1473877480
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Purtroppo il kit non fornisce i piani con i profili 1:1 di chiglia, falsa chiglia, ordinate ed altri pezzi ancora per cui, le fotocopie di cui sopra saranno fondamentali per replicare eventualmente questi elementi in futuro.
Per finire questa prima pagina del diario, ho assemblato falsa chiglia, ordinate e rinforzi laterali rispettando la numerazione fornita nel libretto delle istruzioni e senza incollare i pezzi. Le ordinate sono perpendicolari alla falsa chiglia e parallele tra loro. Gli incastri sono perfetti, senza giochi e non necessitano correzioni di sorta.

La seguenti foto riprendono lo scheletro montato a secco.

http://www.modellismo.net/forum/atta...1&d=1473877480
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Questa prova di montaggio a secco ha però evidenziato i primi problemi di adattamento del modello a quello di Mataró. Questi problemi li affronterò nel prossimo intervento e per risolverli sarà sicuramente necessario l’aiuto del forum.

Spero di non aver annoiato nessuno.

Un saluto ed alla prossima,
Massimo.


cervotto 14-09-16 09:07 PM

cocca francese
 
4 allegato(i)
Vedo che hai iniziato la Cocca di Matarò Amati, c' erano altri che la facevano, ma non si è più avuto notizie. Io invece procedo con la mia Cocca Francese a fasciame a klinker. Con il klinker non è possibile lisciare, stuccare, levigare, altrimenti si perde il gradino a klinker. Partito da un semplice disegno sono ora arrivato all' albero, messo l' argano e stendardo, non esistono bandiere francesi dell' epoca (1350-1380) e ho messo questa striscia con gigli. Non sarà un capolavoro ma come primo modello a klinker mi accontento. Dopo tutto facciamo i modelli per passare il tempo e divertirci.

Vinavil 15-09-16 10:43 AM

Ciao cervotto e grazie mille per la tua visita!
La Cocca Francese è bellissima. Complimenti per la scelta, per la realizzazione e per la passione che hai messo. Condivido con te che l’importante è il divertimento che proviamo nel realizzare questi piccoli modelli.
La stesura del fasciame a Clinker è tipica della cultura marinara del nord Europa mentre quello a Carvel era utilizzato nel Mediterraneo come, del resto, la Coca di Mataró sembra testimoniare. Indubbiamente la tecnica del fasciame a Clinker è impegnativa e di non facile realizzazione ed il solo fatto che tu abbia provato a realizzare un’imbarcazione con questa tecnica ti rende merito. Nel caso tuo, io avrei optato per il fasciame a Carvel oppure non avrei proprio affrontato la Cocca perché non mi reputo capace di tanto.
Per quanto riguarda gli stendardi e le bandiere francesi dell’epoca sinceramente non saprei aiutarti. Forse qualche dipinto o disegno che ritrae Cocche Francesi del XIV secolo potrebbe aiutare a sbrogliare i tuoi enigmi, sempre che queste fonti esistano e siano fruibili.

Massimo.

SergioD 15-09-16 01:22 PM

ciao.ancora in stato embrionale ma ho come l'impressione che questo wip sara' una miniera di informazioni che ci sottoporrai passo passo a sostegno della tua tesi .Sara' un piacere seguirti .:bohk7ar:

anallie0 15-09-16 01:23 PM

2 allegato(i)
Bandiera del 1365.


Allegato 255243

cervotto 15-09-16 09:37 PM

1 allegato(i)
Quote:

Originariamente inviata da anallie0 (Messaggio 1326874)
Bandiera del 1365.


Allegato 255243

Grazie anallie0 per aver postato le bandiere dell' epoca, ma non so se le metterò. Nel disegno d' epoca, riportato da Landstorm, il prolungamento dell' albero ha una vela di gabbia serrata, mentre bandiera e stendardo sono bianchi senza gigli. Lascerò quello che ho messo e se mi viene voglia metterò la vela di gabbia. Grazie ancora per il tuo interessamento.

Vinavil 16-09-16 05:55 PM

9 allegato(i)
Confesso che l’intervento di anallie0 mi ha incuriosito parecchio.
Anch’io ho fatto un po’ di ricerche per scoprire qualcosa d’interessante e per riuscire a fornire qualche informazione in più a cervotto. Quello che segue è il mio piccolo contributo.
La settima crociata iniziò nel 1248 e vide la flotta francese impegnata in questo conflitto. I dipinti allegati ritraggono vari momenti della spedizione condotta da Re Luigi IX di Francia che vanno dalla partenza della flotta dal porto di Aigües-Mortes, sulla costa mediterranea francese, allo sbarco a Damietta in Egitto. Due dipinti sono successivi alla crociata e riprendono la morte del sovrano avvenuta nel 1270. Anche se i dipinti ritraggono imbarcazioni risalenti a circa un secolo prima della Cocca francese di cervotto (1350-1380), credo che questi possono aiutare a fare luce sugli stendardi francesi utilizzati in epoca medioevale. Quasi tutti i dipinti raffigurano bandiere simili a quella indicata da anallie0. L’insegna maggiormente utilizzata è quella del re di Francia (da tre ad un numero non ben precisato di gigli color oro su campo blu) ed ovviamente quella che identificava la crociata (croce rossa su campo bianco). Probabilmente c’è anche qualche insegna dei comandanti della spedizione (Alfonso III di Poitiers, Carlo I, Roberto I, Guillaume de Sonnac e Renauld de Vichiers).
L’insegna maggiormente utilizzata sulla testa degli alberi delle imbarcazioni è l'Orifiamma di Saint-Denis che dovrebbe essere simile a quella che cervotto ha applicato al suo modello (e che ho allegato come ultima immagine). L’Orifiamma era uno stendardo utilizzato in tempo di guerra e quindi era presente sul naviglio militare e, probabilmente, non era impiegato sulle navi mercantili. In un dipinto si vede un orifiamma su fondo blu invece che rosso (il blu era il colore della casa reale) ed in un altro è inferito in testa d’albero un vessillo totalmente bianco (questo colore era quello della croce che rappresentava i fedeli al re). Credo che il disegno di Landstorm utilizzato da cervotto sia coerente con il dipinto di cui sopra (penultimo dipinto allegato).
Inoltre, se gli occhi non mi traggono in ingannano, non vedo coffe con decorazioni degne di nota. Faccio una domanda a cervotto: hai decorato la coffa della tua Cocca ispirandoti ad una qualche documentazione?
Concludo scrivendo che, le imbarcazioni riprese nei dipinti assomigliano molto alla Cocca francese di cervotto: sono imbarcazioni dotate di uno scafo tondo, uno o più alberi armati a vela quadra ed il timone posteriore è centrale (questo è il particolare costruttivo che mi ha maggiormente colpito).
Mi scuso per la dimensione delle immagini: sono piccole ma credo siano sufficienti per le valutazioni del caso.

Un saluto,
Massimo.


cervotto 16-09-16 07:20 PM

2 allegato(i)
La decorazione della coffa è puramente mia, mi sembrava una nave così scialba, grigia, che ho mezzo semitondi colorati. Sono coccarde di aerei inglesi tagliate a metà. Nel disegno d' epoca c'è qualcosa sul bordo della coffa, ma è incomprensibile, mentre nel progetto che ho usato sono anelli. Ma non è detto il colore degli anelli e dello sfondo, così ha messo qualcosa di fantasia usando quello che avevo.

Vinavil 19-09-16 11:21 PM

10 allegato(i)
Una volta effettuato il montaggio a secco di ordinate e falsa chiglia, il libretto d’istruzioni Amati dice di procedere all’incollaggio dei vari pezzi. Come preannunciato nella precedente pagina del diario, analizzando lo scheletro della Coca montato sul banco di lavoro ho evidenziato la necessità di effettuare alcune modifiche prima di procedere all’incollaggio dei pezzi fino ad ora toccati. Secondo me, le modifiche da apportare sono di seguito elencate:
  1. Numero e disposizione dei bagli del ponte di coperta.
  2. Riduzione dello spessore delle ordinate.
  3. Sostituzione della parte “in bella vista” dell’ordinata 11.
  4. Modifica della scassa dell’albero di maestra.
Molto probabilmente esistono altre correzioni necessarie ma la mia ignoranza modellistica si fa sentire e limita la mia capacità di analisi dei piani Amati e Winter. Ovviamente, confido nell’esperienza e nello sguardo più attento dei modellisti di questo forum.
In attesa di un contributo di questa piazza, i punti di cui sopra saranno presi in esame uno ad uno rispettando l’ordine con cui sono stati elencati.

Numero e disposizione dei bagli del ponte di coperta
Nel modello Amati i bagli sono posizionati sotto il ponte di coperta, sono 9 e tutti hanno sezione quadrata 5x5mm. Questi fuoriescono dalle murate e sono ben visibili dall’esterno.
Il metodo di costruzione proposto dall’Amati prevede che ogni baglio attraversi il modello da una murata all’altra, come del resto era previsto per le vere imbarcazioni dell’epoca. Se non erro, la tecnica costruttiva di far uscire i bagli dallo scafo è tipica del periodo medioevale e fu successivamente abbandonata perché non permetteva la costruzione di scafi perfettamente stagni.
Per consentire questa tecnica di montaggio, il kit fornisce la falsa chiglia ed i due rinforzi laterali opportunamente forati (la sezione dei fori è quadrata e misura 5x5mm) in modo da consentire ai bagli l’attraversamento del modello.
Le prime due foto mostrano lo scheletro del modello con i 9 bagli montati a secco nella loro sede come previsto dai piani Amati. I bagli sono dritti ed a filo del ponte stesso (il bolzone del ponte di coperta è dato dalla curvatura delle ordinate e non dalla forma dei bagli). Ovviamente i bagli non sono tagliati a misura ma ho semplicemente utilizzato i listilli quadrati messi a disposizione nella scatola per far vedere il risultato.

Volendo mantenere la tecnica di montaggio proposta dall’Amati, ho effettuato un ingrandimento dei piani di Winter [2] riportandoli alla stessa dimensione di quelli Amati. Ho sovrapposto il profilo della falsa chiglia con l’ingrandimento di cui sopra ed ho cercato di far combaciare il più possibile il piano del ponte dell’ingrandimento con il profilo superiore della falsa chiglia. Da questo allineamento ho ricavato la posizione dei bagli e la loro dimensione (tutti hanno sezione quadrata 4x4mm). Come è possibile vedere nella terza foto allegata, la Coca di Mataró ha 13 bagli alcuni dei quali accostati.
Con l’aiuto di un traforo elettrico, sulla falsa chiglia ho effettuato i fori a sezione quadrata (di lato 4mm) in corrispondenza del passaggio dei bagli. Ora la falsa chiglia ha molti più intagli di prima e presenta sia le scasse per il passaggio dei bagli nella posizione indicata dai piani Amati sia le scasse per il passaggio dei bagli come estratto dai piani di Winter.
La stessa operazione è stata ripetuta sui due rinforzi laterale.
La quarta foto mostra la falsa chiglia contenuta nel kit, la quinta foto mostra i rinforzi laterali contenuti nel kit, la sesta foto mostra la falsa chiglia sopra l’ingrandimento del piano Amati, la settima foto mostra la falsa chiglia sopra l’ingrandimento del piano di Winter e l’ottava foto mostra la falsa chiglia ed i due rinforzi laterali con le nuove scasse ritagliate.
Dopo aver modificato i pezzi di cui sopra, ho provveduto a rimontare a secco lo scheletro della Coca, a tagliare i 13 bagli di sezione 4x4mm ed a posizionarli nelle loro sedi. La foto nove mostra lo scheletro del modello con i bagli temporaneamente posizionati nelle loro sedi (alcuni bagli sono in tiglio perché non avevo un quadrello di noce sufficientemente lungo per ricavarli tutti. All’incollaggio, i bagli in tiglio saranno sostituiti con quelli definitivi in noce).
Inoltre, ho realizzato uno scaletto rudimentale giusto per tenere fermo il modello sul piano di lavoro. Per realizzarlo ho utilizzato:
  • come base di appoggio un foglio di compensato 45x30cm e spessore 1cm.
  • 4 pezzetti di compensato di dimensione 3x2,5cm e spessore 1,2cm.
I pezzi di compensato li ho incollati sulla base in modo da bloccare la falsa chiglia come è possibile vedere nella prima e nella nona foto. La decima ed ultima foto mostra lo scaletto visto dall’alto. Sicuramente è uno scaletto molto semplice che andrà modificato strada facendo ma, momentaneamente, è più che sufficiente per sostenere il modello in posizione verticale e completare questa serie di lavoretti preliminari.

Per ora è tutto.
Massimo.


luponero59 21-09-16 12:32 PM

Carissimo Vinavil, leggerti oltre che essere piacevole, denota che sei un tipo al quale piace approfondire anche storicamente, sia gli elementi tecnologici e costruttivi del modello che ti appresti a realizzare, questa è un ottima e fondamentale caratteristica, non conosco nel dettaglio la Coca, ma presumo che appartenga alle navi "tonde" la forma è quella tipica delle caravelle,
ho letto che hai informazioni , forse piani costruttivi di Winter, io, di questo scrittore possiedo "Le navi di Colombo" con i piani costruttivi della Santa Maria,
se ti possono servire, fammi sapere.
Presumo, che per come ti "approcci" al modellismo, ti interesserebbero maggiormente alcune monografie, pur riconoscendo la pratica comodità, che le scatole di montaggio offrono, ma non sono paragonabili, sia come attendibilità e qualità dei disegni esplicatici a quelle elaborate in alcune monografie, ovviamente ognuno di noi a iniziato da cose semplici, ma sicuramente, se la "storia" ti interessa, sarà normale per te approdare su altri "lidi"

stammi bene pisano,

a risentirci presto,

luponero

cervotto 21-09-16 09:44 PM

cocca
 
4 allegato(i)
Questo è un dipinto del 1499, mostra una battaglia navale, le coffe sono ornate con motivi di fantasia, quindi anche la mia Cocca Francese può andare bene. Nel libro "L' arte del modellismo navale" di Guy Williams (edizione 1974) vi è la "Cocca di Matarò" e Williams dice che vi sono scarse tracce di un motivo a zig-zag rosso sul bordo della coffa. Quindi le coffe avevano motivi ornamentali a piacere, non è necessario darvi troppa importanza.

Vinavil 22-09-16 06:23 PM

2 allegato(i)
luponero grazie mille del tuo passaggi e delle tue parole!
L’interessantissimo testo di Winter sulle navi di Colombo l’ho già letto e fa parte delle fonti che prenderò in esame in futuro quando metterò in cantiere il modello della Santa Maria. In ogni modo, ti ringrazio di avermi fatto notare questo testo e soprattutto della tua disponibilità.
Capisco e condivido la tua opinione e le tue titubanze in merito all’uso di un kit ma credo che ti stia sfuggendo un particolare degno di nota: io sono un pivellino in questo hobby e sto cercando di fare del mio meglio raccogliendo informazioni e cercando di sciupare meno legno possibile. Ho pensato che la scatola di montaggio dell’Amati fosse, per me, un buon punto di partenza e che potesse in qualche modo semplificare il lavoro di modifica che ho intenzione di portare avanti su questo modello. Se avessi avuto le tue capacità tecniche avrei, senza dubbio, acquistato i piani di Xavier Pastor (ed eventualmente il libro di Winter) ed in autocostruzione avrei realizzato tutti i dettagli e tutti gli elementi della Coca di Mataró, come del resto, tu stai facendo egregiamente con la splendida imbarcazione etrusca. Purtroppo le mie abilità di carpentiere navale sono limitate e quindi mi devo accontentare e devo affrontare le difficoltà di questo hobby per piccoli passi. Un pò alla volta cercherò di migliorare.
Credo che per un neofita come me, questa impresa sia già abbastanza impegnativa e prenderò in considerazione le monografia a tempo debito.
Aggiungo, inoltre che, l’Amati purtroppo non commercializza i piani di costruzione di questo modello (cosa che invece fa per tutti, o quasi tutti, i modelli da lei commercializzati) ma solo il kit.


x cervotto: sinceramente non ho ancora analizzato la coffa della Coca di Mataró in quanto per me è un lavoro prematuro. Il tuo modello è nettamente più avanti del mio e quindi affronti problematiche alle quali io non ho ancora pensato. In ogni modo, i piani di Winter, così come lo studio fatto da Jorge Gonzalo Olave, dettagliano molto bene la coffa. Winter dedica nel suo libro un intero capitolo dal titolo La Gàbia che, sinceramente, non ho ancora tradotto per i motivi di cui sopra. In allegato trovi una foto a colori del modello della Coca conservato al Museo Marittimo di Rotterdam dove è visibile la coffa ed i fregi di color rosso che tu riferisci. La seconda immagine, invece, è un estratto dei piani di Winter dove sono dettagliati i disegni della coffa a cui fai riferimento.
Inoltre, per completezza d’informazione, riporto questi interessanti scritti:
  • Sjoerd de Meer, curatore della navigazione e della cartografia del Museo Marittimo di Rotterdam, in merito alla coffa, e non solo, nel suo articolo The nao of Mataró: a medieval ship model scrive: “…La barca ha un lungo albero sormontato da una coffa. Sul ponte di poppa si possono osservare i resti di una secondo albero, l’albero di mezzana. Parte della coffa e della ringhiera sono dipinte di colore rosso. La coffa presenta delle aperture che possono essere chiuse con dei portelli di legno scorrevoli. Il castello di poppa ha lo stesso tipo di portelli della coffa. Questo indica che la nave si poteva difendere in caso di minacce (pirati, guerra, etc.). Gli arcieri potevano scagliare frecce contro il nemico da una posizione relativamente sicura quando posizionati sulla coffa o sul ponte di poppa…”.
  • Parlando della costruzione della replica eseguita da Xavier Pastor, in una intervista apparsa sul periodico FULLS Del Museu Arxiu de Santa Maria e condotta dallo storico ed esperto di arti marinare Màrius Àrmengou i Schupísser, Pastor afferma che la sua ricostruzione è stata realizzata con un singolo albero e che si è concesso la licenza di inserire una scala di gatto utilizzata per raggiungere la coffa. Pastor afferma, inoltre, di essersi basato su alcune rappresentazioni medievali, in particolare, un graffito raffigurante questo sistema scoperto grazie ad un lavoro di recupero e restauro condotto dall'architetto Fissac nella cappella di Calatrava la Vieja (Ciudad Real).

Per finire, aggiungo una personalissima osservazione: come evidenziato dai piani di Winter, la coffa della Coca di Mataró non presenta il buco del gatto ed un ipotetico marinaio sarebbe salito sulla coffa passando dall’esterno (e presumibilmente utilizzando la scala di gatto descritta da Pastor).

Un saluto,
Massimo.

Vinavil 28-09-16 11:45 AM

2 allegato(i)
Dato che da qualche giorno un’influenza stagionale mi reclude in casa e mi impedisce di “andare a bottega” ho deciso di condividere alcune informazioni che ho raccolto sulla Coca di Mataró, in particolar modo sulla possibilità che questo modello sia una riproduzione realistica di un’imbarcazione a vela da carico e da trasporto del XV secolo. Ho trovato due fonti abbastanza discordanti tra loro ma la più interessante è lo studio commissionato dal Museo Marittimo di Rotterdam nel 1983 e successivamente nel 2003.
In particolare:
  • Nel 1983 l’agenzia di costruzioni navale di Bloemendaal in Olanda analizzò il modello. Furono fatti calcoli di stabilità sulla base dei piani e delle linee di una nave reale in scala 1:18 molto simile a quella di Mataró. Questi calcoli dimostrarono che la suddetta nave soddisfaceva tutti i requisiti di stabilità di base.
  • Nel 2003 il professor J. Gerritsma, l‘ingegnere H. Wimmers e la John Jansen Design (agenzia olandese di progettazione e consulenza navale), utilizzando moderne tecniche di disegno e di calcolo, analizzarono il modello di Mataró cercando di rispondere alle classiche domande quali stabilità, manovrabilità, velocità e capacità di veleggiare. La prima foto allegata mostra la ricerca sul modello di Mataró effettuata dalla John Jansen Design con l'ausilio del programma software multisurf. Secondo il loro studio, la forma dello scafo del modello di Mataró non è realistico. Come già fatto nello studio precedenza del 1983, ipotizzarono che il modello riproducesse, in scala 1:18, una nave vera con una larghezza di 9,70 metri ed una lunghezza (linea di galleggiamento) di poco più di 16 metri. Questo fornì un rapporto lunghezza/larghezza di 1,7:1 che è notevolmente inferiore al rapporto medio lunghezza/larghezza di un numero di altre navi del tardo medioevo, come la Cocca di Brema del 1370 circa, che ha un rapporto lunghezza/larghezza di 3:1. Gli studi conclusero che la vera nave sarebbe stata stabile in condizioni di riposo ma molto difficile da manovrare una volta in movimento. Ad esempio, la poppa è molto tonda e panciuta tanto da rendere difficile la correzione della rotta della nave. Inoltre, dato che la forma della nave è poco realistica, fu deciso di non condurre esperimenti mirati a capire le reali capacità di navigazione a vela del modello (per scoprirlo avrebbero dovuto fare esperimenti utilizzando una vasca d’acqua posizionata nella galleria del vento). Come si può vedere nella seconda foto allegata che mostra uno schizzo di H. Wimmers del modello di Mataró (il disegno sopra mostra il modello originale mentre quello sotto mostra il modello allungato a centro barca di un fattore di 1,5), lo studio fornì anche un’indicazione su come rendere questa nave ragionevolmente idonea alla navigazione: si sarebbe dovuto allungare il rapporto lunghezza/larghezza di un fattore 1,5/1,6. Questo dà un rapporto lunghezza/larghezza di 2.7:1 che corrisponde meglio alle proporzioni medie delle navi del tardo Medioevo. Infine, questo studio ha effettuato delle valutazioni sulla capacità di carico del modello e del tonnellaggio complessivo tenendo di conto del sartiame, dell'ancora, di un equipaggio di 20 uomo e delle provvigioni di viveri e di acqua. Il tonnellaggio dell’imbarcazione sarebbe stato di 65 tonnellate circa.
La seconda fonte che ho trovato è un articolo apparso sul periodico FULLS Del Museu Arxiu de Santa Maria il quale riporta quanto notato da Xavier Pastor quando vide per la prima volta la Coca di Mataró al Museo Marittimo di Rotterdam: ”La prima cosa che notai fu che lo scafo della nave non era, come detto da molti, un "guscio di noce". Ho notato le tramogge di prua e di poppa che sono realizzate in modo tale da consentire un facile deflusso dell’acqua, in particolar modo a poppa. Il rapporto tra la larghezza e la lunghezza sembra eccessivo ed è di circa 1:2. Già Jan Willem van Nouhuys (direttore del Museo Marittimo di Rotterdam) menzionò nel suo lavoro Witzen, vissuto in un periodo cronologicamente successivo a quello a cui è stato attribuito il modello, il quale afferma che i costruttori di Marsiglia costruivano vascelli la cui lunghezza era il doppio della larghezza, la prua a punta e la poppa larga...”.

Presumo che il Witzen a cui si riferisce Pastor sia Nicolaes Witsen (1641 –1717) il quale scrisse nel 1671 "Aeloude en hedendaegsche Scheeps-Bouw en Bestier" un trattato di architettura navale che divenne rapidamente un “mast-to-have” per i cultori e gli esperti della materia dell'epoca. Ovviamente non ho trovato questo testo e quanto riportato da Pastor farebbe pensare che una nave così fatta avrebbe potuto veramente solcare i nostri mari.

Non sono uno storico e nemmeno un esperto di costruzioni navali ma gli studi condotti nel 2003, per me, sono abbastanza significativi e credo che avvallino, da un punto di vista scientifico, la tesi che la Coca di Mataró non sia una riproduzione fedele di una vera e propria nave da carico di epoca medievale (almeno per quanto riguarda le proporzioni dello scafo). Non essendo in possesso di altri documenti che possono sbrogliare la questione e avvallare una tesi piuttosto che un’altra, per ora, lascio ai più esperti i commenti e le considerazioni del caso.

Un saluto,
Massimo.


eugi 28-09-16 12:38 PM

Quote:

Originariamente inviata da Vinavil (Messaggio 1328056)
Dato che da qualche giorno un’influenza stagionale mi reclude in casa e mi impedisce di “andare a bottega” ho deciso di condividere alcune informazioni che ho raccolto sulla Coca di Mataró, in particolar modo sulla possibilità che questo modello sia una riproduzione realistica di un’imbarcazione a vela da carico e da trasporto del XV secolo. Ho trovato due fonti abbastanza discordanti tra loro ma la più interessante è lo studio commissionato dal Museo Marittimo di Rotterdam nel 1983 e successivamente nel 2003.
In particolare:
  • Nel 1983 l’agenzia di costruzioni navale di Bloemendaal in Olanda analizzò il modello. Furono fatti calcoli di stabilità sulla base dei piani e delle linee di una nave reale in scala 1:18 molto simile a quella di Mataró. Questi calcoli dimostrarono che la suddetta nave soddisfaceva tutti i requisiti di stabilità di base.
  • Nel 2003 il professor J. Gerritsma, l‘ingegnere H. Wimmers e la John Jansen Design (agenzia olandese di progettazione e consulenza navale), utilizzando moderne tecniche di disegno e di calcolo, analizzarono il modello di Mataró cercando di rispondere alle classiche domande quali stabilità, manovrabilità, velocità e capacità di veleggiare. La prima foto allegata mostra la ricerca sul modello di Mataró effettuata dalla John Jansen Design con l'ausilio del programma software multisurf. Secondo il loro studio, la forma dello scafo del modello di Mataró non è realistico. Come già fatto nello studio precedenza del 1983, ipotizzarono che il modello riproducesse, in scala 1:18, una nave vera con una larghezza di 9,70 metri ed una lunghezza (linea di galleggiamento) di poco più di 16 metri. Questo fornì un rapporto lunghezza/larghezza di 1,7:1 che è notevolmente inferiore al rapporto medio lunghezza/larghezza di un numero di altre navi del tardo medioevo, come la Cocca di Brema del 1370 circa, che ha un rapporto lunghezza/larghezza di 3:1. Gli studi conclusero che la vera nave sarebbe stata stabile in condizioni di riposo ma molto difficile da manovrare una volta in movimento. Ad esempio, la poppa è molto tonda e panciuta tanto da rendere difficile la correzione della rotta della nave. Inoltre, dato che la forma della nave è poco realistica, fu deciso di non condurre esperimenti mirati a capire le reali capacità di navigazione a vela del modello (per scoprirlo avrebbero dovuto fare esperimenti utilizzando una vasca d’acqua posizionata nella galleria del vento). Come si può vedere nella seconda foto allegata che mostra uno schizzo di H. Wimmers del modello di Mataró (il disegno sopra mostra il modello originale mentre quello sotto mostra il modello allungato a centro barca di un fattore di 1,5), lo studio fornì anche un’indicazione su come rendere questa nave ragionevolmente idonea alla navigazione: si sarebbe dovuto allungare il rapporto lunghezza/larghezza di un fattore 1,5/1,6. Questo dà un rapporto lunghezza/larghezza di 2.7:1 che corrisponde meglio alle proporzioni medie delle navi del tardo Medioevo. Infine, questo studio ha effettuato delle valutazioni sulla capacità di carico del modello e del tonnellaggio complessivo tenendo di conto del sartiame, dell'ancora, di un equipaggio di 20 uomo e delle provvigioni di viveri e di acqua. Il tonnellaggio dell’imbarcazione sarebbe stato di 65 tonnellate circa.
La seconda fonte che ho trovato è un articolo apparso sul periodico FULLS Del Museu Arxiu de Santa Maria il quale riporta quanto notato da Xavier Pastor quando vide per la prima volta la Coca di Mataró al Museo Marittimo di Rotterdam: ”La prima cosa che notai fu che lo scafo della nave non era, come detto da molti, un "guscio di noce". Ho notato le tramogge di prua e di poppa che sono realizzate in modo tale da consentire un facile deflusso dell’acqua, in particolar modo a poppa. Il rapporto tra la larghezza e la lunghezza sembra eccessivo ed è di circa 1:2. Già Jan Willem van Nouhuys (direttore del Museo Marittimo di Rotterdam) menzionò nel suo lavoro Witzen, vissuto in un periodo cronologicamente successivo a quello a cui è stato attribuito il modello, il quale afferma che i costruttori di Marsiglia costruivano vascelli la cui lunghezza era il doppio della larghezza, la prua a punta e la poppa larga...”.

Presumo che il Witzen a cui si riferisce Pastor sia Nicolaes Witsen (1641 –1717) il quale scrisse nel 1671 "Aeloude en hedendaegsche Scheeps-Bouw en Bestier" un trattato di architettura navale che divenne rapidamente un “mast-to-have” per i cultori e gli esperti della materia dell'epoca. Ovviamente non ho trovato questo testo e quanto riportato da Pastor farebbe pensare che una nave così fatta avrebbe potuto veramente solcare i nostri mari.

Non sono uno storico e nemmeno un esperto di costruzioni navali ma gli studi condotti nel 2003, per me, sono abbastanza significativi e credo che avvallino, da un punto di vista scientifico, la tesi che la Coca di Mataró non sia una riproduzione fedele di una vera e propria nave da carico di epoca medievale (almeno per quanto riguarda le proporzioni dello scafo). Non essendo in possesso di altri documenti che possono sbrogliare la questione e avvallare una tesi piuttosto che un’altra, per ora, lascio ai più esperti i commenti e le considerazioni del caso.

Un saluto,
Massimo.


Complimenti per le ricerche 😀😀👍👍

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cervotto 28-09-16 02:49 PM

Era solo un "EX VOTO" di ringraziamento ai Santi per scampato naufragio e ritorno a casa. Nelle chiese di mare ce ne sono molti e non sono da prendere come "esatta" riproduzione di una nave, l' importante era il "ringraziamento" per il ritorno, non l' esatta esecuzione del modello. Comunque mostra particolari interessanti che dai dipinti e disegni non sono ben comprensibili.


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