Ciao Sam ho trovato su un forum un bellissimo articolo di Monsieur Geràrd Delacroix risalente al 2003 che esprime considerazioni riguardo alle varie essenze di legno nel modellismo navale e che riporto integralmente di seguito, ci tenevo a postarlo perché molto interessante e utile forse per tutti gli altri utenti:
Considerazioni sulle essenze nel modellismo navale
Ignoro se esiste uno studio serio che descriva l'utilizzazione delle essenze in modellismo ma posso portarVi la mia esperienza su questo argomento. L'onnipresenza del pero in modellismo navale antico non è dovuta né al caso né ad uno snobismo superato, esistono parecchie ragioni per tale uso: il grano quasi inesistente, la fibra corta, il colore che ricorda quella della quercia e soprattutto la sua facilità ad essere lavorato.
Il grano, se si riduce l'aspetto della quercia alla scala 1/48 o alla 1/36, le fibre ed il grano, l'aspetto della superficie, diventano invisibili.
Poche essenze permettono di riprodurre questa riduzione, il bosso ma, purtroppo, è giallo, il melo molto difficile da lavorare e di colore grigio, solo il corniolio sanguigno, converrebbe ma è raro, molto raro.
Legnami come il noce ed il mogano sono ad evitare per la loro superficie screpolata e fessurata.
La fibra corta e stretta permette un utilizzo in sottili spessori senza incorrere in rotture, è molto adatto ad una possibile curvatura a secco, se lo si scalda, si può ottenere delle curvature di piccolo raggio. La lavorazione a mano e contro fibra è relativamente agevole. Questa fibra stretta permette anche di lavorare su pezzi di piccola taglia, per esempio pulegge da 1,5 mm senza scoppi delle fibre. Idem per i dettagli delle sculture, il bosso, in questo caso risulta migliore grazie al suo colore.
Il colore del pero ricorda certamente quella della quercia. Varia del beige-rosé al bruno-rosso, tutto dipende dall'origine degli alberi. I peri dei giardini sono spesso chiari, i peri selvaggi sono più scuri. Questa differenza di colore è cancellata, spesso col passare del tempo, dall'ossidazione naturale del legno. Si avrà cura tuttavia di riservare i legni chiari per la profilatura dei ponti ed i lavori interni.
La facilità del pero ad essere lavorato è notevole. Le fibre corte e strette prendono bene i taglienti degli attrezzi, il taglio è pulito e liscio. Per le grandi superfici, il pero accetta facilmente la lucidatura alla lama (raschiatura), idem per la lana di acciaio. Altro vantaggio, sta nella “auto-lucidatura", strofinandolo con uno straccio, si ottiene facilmente una bella superfice lucida e cerata.
Più generalmente le essenze fruttifere sono buone e adattate a questo hobby, un'ossatura in marasco o di buon aspetto si può realizzare in ciliegio a patto di “spegnere” un po' lo scoppio delle fibre di questa essenza tinteggiandola un poco. Anche il melo è buono ma le fibre sono un poco troppo irregolari, non c'è diritto di filo, per non parlare del colore grigio.
E' sicuramente da evitare il prugno o l'albicocco entrambi troppo rossi. Per gli altri legnami, l'acero ed il platano sono troppo bianchi, i "peli" nel loro grano sono antiestetici, idem per il faggio, per il frassino, troppo bianchi e con vene luminose, il nocciolo è discreto ma per piccole sezioni. Da evitare, a mio avviso, anche, la quercia, fibre ed aspetti smisurati in una riproduzione in scala, il noce ed il mogano per l'aspetto ed il colore troppo sostenuto. Le diverse essenze esotiche spesso sono troppo fibrose e legate male, l'olivo per il suo colore troppo variegato, il pino che ha le venature resisnose. Per quanto riguarda il pioppo non nutro nessun interesse.
Per l'acquisto di pero, bisogna rivolgersi direttamente nelle segherie, i commercianti di legname lo riservano principalmente per gli scultori e gli ebanisti.
Quale rifinitura consigliare per il pero? Lucidato? Naturale? Verniciato? ed in questo caso che verniciatura utilizzare? Può essere tinto facilmente e se sì con che cosa?
Al naturale, le vene sono inesistenti, il grano appare appena dopo una lucidatura energica. Il più impercettibile tocco con un dito lascia delle macchie indelebili. Per tale motivo và trattato.
Con la cera lucidata si ottiene un bel aspetto antico, un buono colore, si ha la rifinitura tradizionale, permettendo di colmare i piccoli difetti, l'aspetto migliora con l'età. Il problema è che la cera trattiene facilmente la polvere che tende a incrostare ed a sbiadire le venature. Tale tecnica teme molto le macchie di acqua.
La vernice dà, parer mio, dei risultati molto medi. Le forme sono appesantite e spesso appaiono sotto un aspetto "plastico" molto antiestetico. Asciugandolo fin dall'applicazione, si fa “uscire” il grano senza conservare lo spessore della vernice. Protegge bene della polvere e preserva dalle macchie d'acqua. Utilizzo entrambi i metodi, cera per i modelli del XVIII secolo e vernici per la scialuppa armata ad esempio.
Per la cera, utilizzo della cera detta "d'antiquario" di qualità, naturale o tinteggiata leggermente (quercia media), per segnare le giunture dei ponti per esempio. La gamma dei colori del pero è abbastanza vasta da evitare di tingere l'essenza in profondità. Personalmente, non pratico la tinteggiatura eccessiva ma sarebbe interessante avere altri pareri ed esperienze.
Per la vernice utilizzo l'"Aspect Bois Ciré" (ABC) della Syntilor incolore, (pubblicità gratuita), è buona a patto di asciugarla. Crea una patina di fondo molto dura!
Gerard Delacroix
P.S. Spero aver fatto cosa gradita.