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Vecchio 12-02-08, 06:48 PM   #9
francisdrake
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predefinito Re:AMATI - Nave Bombarda 1700.

La bombarda
Sul finire del 1681, in un clima di grande segretezza dovuto alla presenza di spie olandesi e inglesi, iniziarono contemporaneamente nei cantieri francesi di Le Havre e Dunkerque i lavori di costruzione di cinque unità appartenenti ad una nuova tipologia di navi da combattimento: la galeotta bombarda. Pensata per attaccare porti e fortificazioni costiere, era la diretta risposta di Luigi XIV ai continui attacchi dei pirati barbareschi che tormentavano i traffici marittimi nel Mediterraneo: colpirne le basi di partenza, in particolare Algeri, Tunisi e Tripoli, avrebbe certamente significato ridurne la capacità d’azione e rendere la navigazione commerciale più sicura. La Menaçante, la Brûlante e la Cruelle, realizzate a Le Havre dal maestro d’ascia Salicon, la Bombarde e la Foudroyante, costruite a Dunkerque da Hendrick, erano impostate tutte sui medesimi disegni, eseguiti da quello che può essere considerato l’inventore di questo tipo di navi, Bernard Renau d’Elissagaray, detto "petit Renau". Allo scopo di collocare a bordo la più potente arma d’assedio dell’epoca, il mortaio, Renau aveva modificato la tradizionale attrezzatura di una nave a tre alberi, eliminando il trinchetto e collocando al suo posto una robusta piattaforma, in grado di alloggiare due bocche da fuoco disposte trasversalmente e affiancate, a differenza delle unità costruite successivamente, sulle quali la disposizione divenne longitudinale e affiancata; gli affusti erano solidali con il ponte, di conseguenza l’unico parametro di tiro regolabile era l’alzo. Il bompresso era leggermente più lungo del normale, in modo da permettere l’adozione di fiocchi di grande dimensione, sufficienti a compensare l’assenza delle tre vele quadre di prua. Lo scafo presentava inoltre una parte inferiore piuttosto piatta, per ridurre il più possibile il pescaggio di un’unita destinata ad operare in acque basse, in prossimità dei porti. Oltre ai due mortai, le galeotte erano armate con quattro cannoni, collocati nella zona di poppa. Le dimensioni finali, uguali per tutte, erano pari a 23 metri per la lunghezza e 7,6 per la larghezza, 120 tonnellate di stazza. Per quanto riguarda gli esemplari di Le Havre, sappiamo che Salicon ne approvò il risultato finale il 10 marzo 1683, mentre il varo avvenne il successivo 23. Il battesimo del fuoco avvenne in luglio, con il primo bombardamento di Algeri. A fronte di un notevole successo incontrato in seguito, che porterà le principali marine nazionali dell’epoca ad adottare le bombarde nelle proprie flotte, l’esordio non fu dei più promettenti: il comportamento in navigazione non era dei migliori, mentre la complessa procedura di attacco causò notevoli problemi al capitano di artiglieria dell’esercito Nicolas Camelin, incaricato di dirigere il tiro nella prima missione. Vediamo nel dettaglio come si svolgevano tali operazioni: a partire dalla base di Dunkerque fu una squadra composta dalle cinque galeotte, alcune navi di scorta, galee e navi con a bordo le munizioni per i mortai; giunti in prossimità del porto nemico, gran parte dell’alberatura delle bombarde veniva completamente smontata: ciò si rendeva necessario in quanto la vampa prodotta dai mortai avrebbe rapidamente bruciato gli stralli di prua, che dovevano di conseguenza essere ammainati; privata di una parte delle manovre fisse, l’alberatura non era più equilibrata e quindi, fatta eccezione per i tronchi maggiori di maestra e trinchetto, doveva essere eliminata. Per favorire tale operazione, la testa di moro inferiore dell’albero di maestra era montata al contrario, consentendo così ai marinai di sghindare l’albero di gabbia restando a poppa dell’albero maestro senza interferire con la preparazione dei mortai che si svolgeva a prua. Entravano così in azione le galee, che rimorchiavano le galeotte fino al punto considerato ottimale per il tiro; una volta ormeggiate, al segnale convenuto iniziava il bombardamento, con una cadenza ben precisa. Terminata l’azione, la procedura veniva eseguita al contrario e si faceva ritorno alla base. I problemi per il capitano Camelin nacquero dal fatto che la gittata poteva essere regolata mediante l’alzo e la quantità delle polveri, ma per modificare la direzione bisognava manovrare la bombarda come un gigantesco affusto galleggiante, agendo sulle gomene delle ancore e sull’unica vela disponibile, quella di contromezzana, impresa non facile per un soldato di terra. I risultati della missione furono giudicati insoddisfacenti da Luigi XIV, che affidò le successive ad ufficiali di marina. Potendo anche contare su due nuove unità a partire dal dicembre 1682, la Fulminante e l’Ardente, leggermente più lunghe e larghe, per una portata salita a 140 tonnellate, con i mortai disposti in senso longitudinale, fu chiaro a tutti il devastante potenziale di queste nuove armi: nell’assedio di Genova del 1684 furono sparate, con una cadenza media di 5-6 per mortaio ogni ora, ben 13300 bombe nell’arco di dieci giorni! Le munizioni usate potevano essere proiettili in pietra o ferro, che arrivavano a sfiorare il quintale di peso, oppure granate esplosive dal micidiale effetto distruttivo. Nel 1692, con gli equipaggi divenuti ormai esperti nell’utilizzo delle galeotte bombarde, la Terrible, la Belliqueuse e l’Éclatante furono per la prima volta utilizzate per colpire altre navi. Successivamente fu armata una variante più grande e potente, la fregata bombarda; le prime unità di questo tipo furono la Martiale costruita a Le Havre dal maestro d’ascia Philippe Cochois nel 1693, la Bellone a Brest da Blaise nel 1695, la Foudroyante a Lorient da François Le Brun nel 1696, la Salamandre a Tolone nel 1697. Il tonnellaggio andava dalle 250 alle 400 tonnellate, con un armamento dell’ordine di 20 cannoni. Le nuove unità erano ormai in grado di navigare in maniera ottimale, al punto da poter essere impiegate per la guerra di corsa. Galeotte e fregate bombarde furono rapidamente adottate dalle flotte militari delle principali nazioni europee, con interessanti varianti come ad esempio il bomb ketch inglese, con un mortaio singolo montato su un affusto rotante, a centro nave tra i due alberi, al quale poteva aggiungersi un secondo collocato nella zona di prua. Divenute strumento di una politica di repressione e intimidazione, queste navi furono addirittura oggetto di editti reali per limitare il peso dei proiettili, allo scopo di ridurre gli effetti distruttivi dei mortai. Utilizzate fino ad oltre la metà dell’ ‘800, le bombarde ebbero però modo di riscattare tale triste fama continuando ad essere costruite in versione mercantile, prive cioè di armi e destinate quindi al commercio marittimo. A favorire questo impiego era la struttura interna di eccezionale robustezza, che le rendeva estremamente affidabili: per poter sopportare le sollecitazioni dei mortai, avendo come unico dispositivo di smorzamento dell’energia rilasciata sull’affusto in fase di sparo uno strato di vecchi cavi, vennero fin dall’inizio disegnate sovradimensionando ogni particolare costruttivo secondo le specifiche valide per vascelli da 50 e più cannoni. Per chi fosse interessato alla costruzione di un modello di bombarda, sono facilmente reperibili i piani di costruzione pubblicati dalla Amati, che si riferiscono ad una fregata bombarda di fine XVII secolo e non, come erroneamente indicato, ad una galeotta; validi per le linee generali dello scafo, vanno però ampiamente rivisti per quanto riguarda alberatura, manovre, dettagli del ponte, piattaforma dei mortai. E’ consigliabile documentarsi ampiamente prima di intraprenderne la realizzazione. Più accurati quelli della Salamandre del 1751, pubblicati in Francia e reperibili tramite internet o facendone richiesta presso le librerie specializzate.
Francis Drake
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